Dalla luce alle stelle. Dante e il Paradiso
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Dalla luce alle stelle. Dante e il Paradiso

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Dalla luce alle stelle. Dante e il Paradiso
Dalla luce alle stelle. Dante e il Paradiso

 

La croce nella luce che vede Dante è immagine di vera Resurrezione. Non c'è visione che non abbia un significato universale che elevi a vera fede quanto il credente ritiene. La visione di un santo o di un angelo è una visita che risolleva il nostro essere da una forma di scoramento, oppure la risposta tanto attesa a una supplica.

Nel momento in cui appare slegata da ogni contingenza personale, assume fattezze di rivelazione. Nel caso del XIV canto del Paradiso Dante attraverso la visione della croce ci

comunica delle preziose informazioni non sempre prese in considerazione. Innanzitutto quella croce per come egli la descrive è un fatto. È un fatto che contiene all'interno tanti boccioli di rosa che impreziosiscono l'arazzo della fede e vanno a ribadire la grandezza del Poeta.

Siamo soliti riferirci al Medioevo come fosse un'epoca contraddistinta da un esagerato misticismo di fronte al quale la ragione arretra. In questo il suo oscurantismo. In realtà esso splende di svariati esempi che nella poliedricità di espressioni che vedono riconsegnare a Dio l'arbitrio e la responsabilità dell'uomo, vedono l'uomo a sorreggere col suo operato e col suo pensiero innanzitutto le ragioni della fede. Ciò apre un dibattito spesso acceso sul confronto finito infinito, in cui il finito si colloca su un piano di riflesso cieco e sterile di contro alla stupefacente gloria di Dio. È quanto l'età del Romanico tende a suggerire basandosi sulla nudità della pietra che omaggia il Signore della Luce esterno agli uomini. Dante accoglie in sé e rielabora i fermenti del Gotico architettonico in cui il confine Uomo Dio viene smussato attraverso l'innalzamento degli spazi interni che va a incontrare la luce filtrata ed effusa all'interno dall'acceso cromatismo delle vetrate. Dante a parole narra quanto l'architettura trasferisce nelle fabbriche sacre, associando la luce all'uomo illuminato dalla sua tensione verso Dio, eliminando così la logica di confine tra l'umano e il divino. La Resurrezione è questo: renderci partecipi di un prodigio straordinario che l'uomo riceve non per premio o per buona condotta, entrando in conflitto con quanto il Vaticano va imponendo, ma perché lui stesso brilla internamente di quella luce ricevuta dall'atto della Creazione. Il credente è l'ombra della luce, che rappresenta e supera, lasciandola sbiadire dentro di sé vivendo e respirando Dio. Altro è l'uomo che non crede ma agisce conformemente agli insegnamenti impartiti dal Figlio Gesù. Altro ancora è l'uomo non battezzato perché nato prima della venuta di Dio nel mondo. Vivere secondo Dio significa orientare il tronco della propria esistenza verso il bene e questo è un principio che già di per sé esula in positivo dal dogmatismo medievale e sul quale si può innestare il concetto di fede. Il "Fattore" e la "Fattura" sono in stretta corrispondenza empatica e la terra non è slegata dal sole, ma vive in funzione di essa. Con questo concetto vediamo Dante anticipare quelli che da contenuti teologici diverranno fatti astronomici in rapporto al ribaltamento della centralità del sole rispetto ai pianeti e alla Terra, asserito tre secoli dopo dalla rivoluzione copernicana.

Tutto parte dalla concezione di beato secondo Dante guidato o forse sorretto da quanto Egli vede. Il beato non è il predestinato che quindi vive in attesa del Paradiso quale meta di arrivo. Il beato è colui che attraverso il suo agire di consenziente servigio verso Dio contribuisce ad alimentare con gli altri la luce del Fattore (Creatore) che regola ogni cosa e impone nell'Universo il concetto di ordine. Non ha senso contemplare le stelle se prima non si è di fronte alla grandezza divina che le alimenta. Dio è la soglia della comprensione universale e da qui comprendiamo il verso conclusivo dell'Inferno "e quindi uscimmo a riveder le stelle" in relazione al verso finale della Commedia tutta, ossia "l'amore che move il sole e le altre stelle".

"Riveder" indica riguardare nuovamente con una nuova consapevolezza acquisita durante il viaggio nell'Inferno. "Riveder le stelle" significa avere lo sguardo orientato verso la sapienza divina che scioglie all'uomo i nodi dell'ignoranza. Solo attraverso Dio l'uomo sale alla conoscenza e questi sono contenuti propri della Scolastica medievale.

C'è una corrispondenza tra le stelle e l'uomo. L'uomo è la stella nel momento in cui si coglie scintilla divina. Qui riecheggia la visione antica del grande fuoco che accende all'infinito altri piccoli roghi e ci proviene proprio dalla cultura persiana che pone le basi al Sufismo poi acquisito dall'Islam.

I beati concorrono alla formazione della croce splendente animati da fervida luce. Al centro della croce vi è il Figlio e in questa rappresentazione riecheggia l'Apocalisse di Giovanni. Gesù è il confine, l'elemento di cerniera tra l'umano e il Divino e la croce è l'esperienza da vivere affinché ci si liberi dal peccato originale e si risalgano le funi del decentramento dell'uomo rispetto a Dio.

Che cos'è quella potente luce, cos'è Dio se non amore, all'origine del mondo e prima ancora dell'Universo? Solo l'amore crea profondendosi in azione. Ispirando si fa concretezza nell'uomo e nella Natura.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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