La Bellezza è timida e mai sfacciata ed è questa considerazione che avvicina l'Estremo Oriente all'Ebraismo. È mite come il cerbiatto e ha il candore dell'agnello. È la promessa di Dio radicata nell'uomo, a proposito della terra dove scorrono latte e miele.
La conservazione della bellezza nonostante i segni del tempo, è la promessa dell'amore come riconoscimento dato all'uomo.
Il miele e il latte, la fissità imperante del sole di contro alla luna e alle stagioni del tempo. In questo la terra promessa si distingue dall'Eden. La prima è una riconquista, la seconda è la perdita a seguito della disobbedienza che contrassegnerà il destino del popolo di Dio sempre conteso tra la spinta verso lo spirito e l'arricchimento dei beni materiali.
Candore, mitezza e bellezza li ritroviamo nel Cantico dei Cantici in cui il riconoscersi reciproco porta i due innamorati a traghettare nel tempo e oltre il tempo. Il riconoscere vibra tra le Sacre Letture. È la voce dell'uomo che grida nel deserto e prepara le strade del Signore. Riconoscere è il Verbo della bellezza e dell'obbedienza. La bellezza non ha bisogno che di pace e silenzio per venire riconosciuta ed è questa la dimensione dell'intimità. Il frastuono dissocia l'uomo dalla bellezza e lo allontana da Dio. La donna è il tramite tra l'uomo e la situazione di conforto che si riconosce nella misericordia di Dio e nel Giovanni solstiziale nella prima fase dell'anno. Entrambi i Giovanni Battista ed Evangelista avvicinano alla dimensione del Femminile che ritroviamo presente anche nel simbolo della Croce ai cui piedi ritroviamo Maria e il Giovanni apostolo prediletto da Gesù, che per i suoi tratti femminili è stato sovente confuso con la Maddalena.
Giovanni Battista a differenza dell'Evangelista si scontrerà con il furore lussurioso a lui avverso attraverso la tragica richiesta di Salomé. Il Battista dal carattere guerrigliero e ribelle, di scuotitore di coscienze, sarà la preda della vanità femminile. Il sobillatore candido e puro di contro a una sensualità distorsiva che è propria della lussuriosa Salomé, la predatrice di uomini affascinata dal sanguigno Giovanni che sa di non poter conquistare, se non con la morte. Lui è il leone braccato che trionfa nell'Apocalisse e che ritroviamo nell'opera "Il leone di San Marco" di Gian Battista Cima di Conegliano. Il leone qui risulta possente al centro della scena e collocato tra i due Giovanni, Battista ed Evangelista, e San Girolamo e la Maddalena. La pelle di leone adagiata sul corpo del Battista nel Vangelo di San Marco esprime di per sé la natura battagliera di convogliatore carismatico che contraddistingue il Giovanni in questione, il cui compito sarà quello di condurre il popolo verso la Parola del nuovo verbo Gesù.