La speranza ha lo sguardo rivolto al passato. Non dimentica e mantiene acceso il fuoco della memoria. La speranza non ha rancore e per questo si libra nel cielo come una colomba bianca. Dio stesso è speranza.
La fede che ci lega a lui è speranza. Risolleva le sorti umane perché guarda alla purificazione. È quanto ci riconsegna l'"Allegoria della Speranza" del Vasari sul finire del Seicento tra evoluzione dell'alchimia e primi fermenti illuministici.
La donna dipinta ha lo sguardo che ruota leggermente verso l'indietro scostandosi dal presente. Ci porge un sentimento che appare sfuggente ma non lo è affatto, perché trascende i bisogni del soggetto per espandersi nel comune sentire. La speranza sarà nel cambiamento rivoluzionario da lì a breve, contro la monarchia assoluta. La speranza di un cambiamento assumerà le fattezze di Napoleone anche lui deludente per la sua tirannia. Sarà alla base del "La giovine Italia" e dei moti mazziniani.
La speranza è una donna che attende alla finestra mentre il tempo scorre e si fa sera. È nell'immobilità intraducibile e fiera di un gatto che aspetta nella sua discrezione con lo sguardo perso nel vuoto.
Ecco, la speranza è enigmatica e mai ostentata. È gaia freschezza che non si perde mai d'animo né si spoglia della sua eleganza. La si custodisce e conserva nel cuore lontano dalle voci della gente che potrebbero interferire e nella vaghezza esprime dolcezza e poesia.
È straordinaria la speranza, ha il potere di scagionare e liberare chi ci ha reso un torto e nell'opera del Vasari è affiancata dal suicidio di Giuda. È balsamo di vita e preghiera. Quindi liberazione.
È curioso come alla stessa radice "spa" che abbiamo visto significa "guardare avanti", siano collegati i verbi "sparare" e "sparire". L'azione di sparare anticamente, quando ancora non esistevano la polvere da sparo né tanto meno i proiettili, era rappresentata dal lancio del giavellotto e dal tiro della fionda. Sparare equivaleva a dare l'input partendo dall'indietro senza perdere la mira e quindi, a proiettarsi da dietro in avanti. Sono gli stessi movimenti che cogliamo nella speranza.
Sparire equivale a non esserci più. È il futuro che di punto in bianco ruba il presente con la sua storia. È il dissolvimento che metaforicamente cogliamo con gli occhi guardando in avanti e proiettandoci con la mente verso quanto sta per compiersi. Il sole ad esempio, sparisce inghittito dal mare o dalle creste dei monti.
Sparare a parte, gli altri due verbi nascondono note poetiche che ci portano alla radice della speranza capace di guarire ogni ferita e di essere di stimolo alla vita affinché continui, nonostante tutto, a prescindere da noi.