Il ritorno alle origini è nel mondo non è il mondo. Ed è possibile soltanto tramite la libertà che il Romanticismo insegue. Nella libertà possiamo assolvere all'impegno di autodeterminarci secondo l'indole che è in noi, a cui spesso attribuiamo il nome di destino. Siamo alberi che si orientano verso il sole, ciascuno con la propria armonia che obbedisce alla forma del proprio essere.
L'albero è un simbolo che ritroviamo anche nel Romanticismo a proposito dell'impeto romantico, sentimento vero e proprio a cui L'Ottocento rivolge le proprie attenzioni ed espressività. L'albero, simbolo dell'iniziato che intraprende un percorso formativo e dell'iniziato per eccellenza, l'individuo Sciamano, interpreta la voce del vento e lo può perché già presente in lui. Ogni autore romantico prende in cura un elemento della Natura e lo porta avanti come fosse se stesso. Ciò è possibile perché in lui è presente, al di là del concetto di forma e bellezza. Ci consideriamo e ci rendiamo interpreti di quanto è rappresentazione esterna perché come verità è già presente in noi.
La Verità è il sentire. E il sentire col Romanticismo diventa sentimento di autenticità. Il sentire è la soggettivazione di ciò che definiamo sentimento e che nel momento dell'oggettivazione perde il suo valore d'integrità molto spesso banalizzandosi. È quanto succede allo stesso movimento romantico. Un'opera che sia scritta o dipinta o musicata spesso viene definita romantica per quella inclinazione che a noi appare e che in realtà è al di fuori del registro romantico. Un'opera sdolcinata è altro dal Romanticismo che nella cura delle parole e dei tratti e degli accordi sa essere incisivo e anche ruvido.
La bellezza è nell'autenticità che è la sostanza dell'individualità. L'autenticità scruta in sé stessa e trova chi le appartiene. L'anima gemellare trascende i profili di gioia e bellezza che non sono tratti propri dell'origine, ma definizioni applicate ad essa dall'uomo che tende a concepire ogni cosa in termini qualitativi. L'amore vero non è detto che sia gioioso ed è quanto la narrativa romantica ci fa comprendere attraverso storie ed episodi che vanno oltre il terreno degli attributi, fino alla radice sepolta della verità. Il brutto che per antonomasia viene associato al cattivo sprigiona una sorgente di amore che si esprime e traduce solo nella donna che la sa riconoscere. Questo spiega le storie apparentemente impossibili tra il rude straniero e la ragazza semplice e dal cuore generoso. La bruttezza assume il suo fascino che solo il giusto lui o la giusta lei colgono.
Cos'è la giustizia se non ristabilire le cose in base all'ordine di appartenenza, guardando ben oltre le puerili definizioni? La giustizia guarda al compiuto e occorre avere grande sensibilità e svinvcolamento dalle teorie empiriche e fenomeniche per accedervi. Nella maturità l'uomo percepisce ciò che è compiuto e il compimento è la risoluzione ad ogni percorso di crescita che, al di là del bene e del male (titolo di un'opera non a caso nicciana) riporta all'origine in cui il due, anche se maledetto, s'identifica nell'uno.