Esistono diversi modi di porsi di fronte alla realtà e da questi scaturiscono i generi artistici e letterari. La commedia diventa tragedia a seconda di come viene percepita la vita.
Spesso la commedia riesce a trarre elementi dall'aspetto ciarliero che possono dare adito a profondità e a grandi contenuti. È quanto compie il Romanticismo che prende spunto da situazioni anche solo immaginarie che possono, proprio perché tali, trovare spazio nella vita di qualcuno.
Chi ha viva in sé la percezione dell'infinito coglie le singole esistenze come contenuti dell'improbabile. La probabilità apre, l'impossibile chiude. Chi può dire ciò che è possibile e differirlo da quanto è impossibile? E qui il Romanticismo sposa le teorie di Galilei secondo cui l'uomo è espansione infinita, con la debita differenza che per Galilei è l'uomo infinito, ponendolo al centro del confronto col Cosmo, per il Romanticismo è l'infinito che penetra nell'uomo scatenando meccanismi dialettici che poi trovano risposta e adesione nelle scelte iniziatiche o chiromantiche.
La probabilità è porsi la domanda se la storia che è ogni vicenda raccontata non sia un fatto reale ed è questo l'approccio del Romanticismo al mondo mitologico. La mitopoiesi dell'infinito si particolarizza in visioni culturali che animano la sensibilità collettiva dei popoli. Se non c'è alla base la visione di collettività non si può parlare di differenziazioni. Il singolo è un'anima pura che in quanto tale deve trovare risposta e guadagnarsi una presenza all'interno della collettività. Altro è considerare la società. La società è fatta di vuoti pensanti secondo meccanismi di domanda e risposta propri di un'economia utilitaristica e su questo insisteranno le forme culturali antisocialiste che soprattutto nel Primo Novecento animeranno gli scontri ideologico politico europei, prendendo spunto dalla Rivoluzione Russa. E su questo punto troveranno l'inghippo e un'errata applicazione le teorie marxiste.
Il Romanticismo avverte che le posizioni liberiste a proposito della borghesia in forte incremento potranno dare adito a fenomeni estremi e per questo tende a scindere ciò che è collettivo da quanto è sociale, partendo dalle teorie di Rousseau e di Hegel e prima ancora di Hume e dell'empirismo di matrice anglosassone. La collettività ha un'anima e quest'anima splende di tutte le esperienze dai singoli condivise che si ritrovano nella sensibilità trasfusa nei racconti mitologici. È la mitologia a non far precipitare il sentimento collettivo in visione socialista. E questo sentimento collettivo viene incoraggiato anche dai racconti evangelici. La figura di Gesù e del Cristo, autentica rivelazione che sulla base dei contenuti in cui l'anima incontra lo spirito verrà stravolta nel nuovo secolo dalla visione storica che guarda alla denotazione superficiale in chiave politica dei fatti sacri, omettendo ogni riferimento che vada al di làdella lotta di classe. È la morte del Sacro che tanto aveva a cuore il Romanticismo libero da ogni definizione religiosa e classista che invece, nelle scque agitate del Novecento, troverà terreno fertile. E ciò senza che verranno risolti i dissidi sociali e le incongruenze tra le singole parti che invece subiranno un'automatica recrudescenza.