C'è sempre una goccia che fa traboccare il vaso. Nel mondo empirico e fenomenico, quanto succede è sotto gli occhi di tutti. È evidente e l'uomo si limita a prevenirlo o a descriverlo.
Esiste la stessa condizione traslata alla psiche e si verifica inaspettatamente e con risultati imprevedibili. Un evento nefasto, una situazione di sofferenza per quanto irrisoria possono scatenare una tempesta che lascia relitti ovunque e soprattutto sul fondo della persona coinvolta.
Il folleggiare è un verbo che implica una condizione a cui oggi non siamo più abituati. È lo stato di ebbrezza stimolato da eccitanti come l'alcool bevuto entro certi limiti. Il folleggiare era degli antichi a seguito dell'ebbrezza bacchica. Era dei giovani accademici e di buona famiglia che si concedevano distrazioni e goliardate. Oggi l'ebbrezza, nonostante la si senta spesso associata alla conduzione di un veicolo, è quasi una rarità perché non basta e si va alla ricerca dello sballo vero e proprio.
L'ebbrezza è la condizione dei poeti che cercano una via di fuga verso l'alto, che non degenera nei comportamenti, ma sospinge quanto è sepolto a profondità abissali, verso la superficie. Questo è il folleggiare con cui è stata dipinta la figura di Lorenzo il Magnifico.
Esiste un mito molto conosciuto che si presta a svariate considerazioni e interpretazioni. È il mito di Pandora che ci pone in relazione non solo per vie traverse con la parabola dei talenti, ma ancor prima con la femminilità legata all'origine della vita.
La follia è quella condizione psichica che fa degenerare i doni della sensibilità, i pregi interiori in veleno. È altro dalla pazzia che deriva dal greco pathos e che indica una condizione di grave sofferenza. Per molti versi la follia è l'esternazione della spinta per difesa della psiche che vola lontano dal corpo che lo ingabbia, alla ricerca della libertà che concede pace. La follia deriva forse dal latino col significato di palloncino pieno d'aria. È la conseguenza di una forte caduta a cui la psiche risponde con una forma di spinta verso l'uscita da se stessi. A volte è una necessità che porta a condizioni ingestibili e incontrollabili.
La parola "follia" la rintracciamo nell'inglese "to fall: cadere" come anche nella parola "foglia" qui in rapporto al precario equilibrio della psiche facile a far precipitare o a far volare verso l'alto. Il folle cammina tra le nuvole, è il poeta e il pittore che escono da se stessi. È l'aquilone che perde il legame con la terra e s'invola sempre più verso l'alto.
La follia è un tema romantico. È la lacerazione profonda a seguito di un brutto fatto che porta la persona a estraniarsi dal mondo, disperdendosi nel vuoto. La follia d'amore è un tema medievale e molto più antico, inserito nel corso della storia dalla letteratura nordica medievale e poi romantica. Perdere le redini e volare nell'infinito sono distintivi dei personaggi della letteratura gotica che, andati fuori di sé, diventano proprietà di spiriti trapassati e fantasmi.
La pazzia è una patologia infiammante. La ritroviamo ben rappresentata nel romanzo di Jane Eyre di C. Bronte. È un tema tenebroso che prima dell'avvento della psicanalisi legava l'interessato a una forma di possesso demoniaco.
Il folle è Pan. È un elemento nordico presente nell'immaginario popolare anglosassone come anche norvegese e scandinavo. Il folle è colui che sa più degli altri e per questo incompreso. In tale veste lo ritroviamo in Shakespeare come anche nel Romanticismo a proposito del capitano del vascello fantasma e del suo equipaggio condannati a errare per mare senza mai approdare ad alcun porto.
Nelle tradizioni scandinave Pan è il folle che avvicina e rende palese il dio primo sciamano che sognando ha dato luogo alla realtà. La follia qui è presente come fonte e ispirazione della creatività.