Pierrot dall'Ottocento in poi, sulla via della modernità
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Pierrot dall'Ottocento in poi, sulla via della modernità

Invito all'Arte
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Pierrot by Mira Fujita
Pierrot by Mira Fujita

 

Le maschere di Pierrot e Pulcinella sono tra quelle che maggiormente si legano al loro luogo d'origine. Entrambe mettono in risalto bonariamente l'aspetto traffichino delle antiche città dalla consolidata tradizione marina. All'inconcludente in amore primo Pierrot di origine veneziana, corrisponde l'imbroglione Pulcinella, napoletano per antonomasia.

Il naso lungo di Pulcinella mette in risalto il suo carattere frottoliero e confusionario. Insieme al costume bianco e nero, il naso prominente e arcuato e all'andata buffa richiama l'uccello marino che prende appunto il nome di Pulcinella di Mare.

Pierrot spalanca su un altro universo. Nonostante anche lui fosse legato alla commedia caricaturale popolare che a Venezia era molto apprezzata, la lacrima designa un legame che va ben oltre l'ambiente socio culturale e ci porta al legame profondo che Venezia intreccia da sempre con l'acqua. La lacrima come la goccia del mare è salata. È una traccia che sconfina dalla pelle per sciogliersi nel cuore. Una maschera che ha siffatte origini non avrebbe potuto che subire un'evoluzione alquanto malinconica che l'ha portata a diventare l'opposto di quello che era. Venezia nasce come città delle illusioni incantate. Degli specchi che risalgono dal fondo del mare per trovare collocazione nei palazzi lussuosi dove non vi è limite alcuno alle possibilità di trasformazione e di affermazione.

Le maschere cambiano e si evolvono in rapporto alla società che rappresentano più nei difetti che nei pregi, perché altrimenti la caricatura non avrebbe senso. È curioso come sul finire dell'Ottocento la maschera di Pierrot trasli dalla realtà marinara di Venezia a quella fluviale di Parigi o comunque francese. Venezia è tra le città che insieme a San Pietroburgo e a Parigi e a Londra risplendono della luce malinconica decadentista. Rispetto alle altre però Venezia si limita ad ispirarla, mantenendo ancora vivido il legame col Romanticismo che le appartiene per fisionomia e atmosfere.

La solitudine dell'uomo moderno è soprattutto nelle città fluviali che si avverte. Lì dove il tempo scorre trascinandosi dietro una vita che muta per restare essenzialmente uguale. Il fiume è malinconia, è nebbia. È la pioggia che scende e lava le strade e chiude ciascuno con la propria vita sotto i variopinti ombrelli, case in spostamento che profumano di intimità e di un non tutto raccontato. La pioggia, gli ombrelli, i tubini scuri e fruscianti e poi il cappello a cilindro con la mantella a domino per l'uomo tracciano un acquerello di quello che è ad esempio una città come Londra sul finire dell'Ottocento, avvolta da segreti e nude verità troppo scomode da accettare. Allora il pianto di Pierrot non ha più un richiamo antico che riconduce al mare che lava e fa risorgere, visione questa che ispira Venezia, città sospesa sul mare e che vede dal mare sorgere il sole, in quanto esposta a Levante. A San Pietroburgo, la Venezia del Nord Europa, il freddo ghiaccia e isola in nuvole di atmosfere che creano l'illusione che il cielo sia caduto sulla terra, e trasmettono un senso d'inaccessibilità intima che richiede presenza. Le città europee occidentali spalancano alle sabbie mobili moderne. Covano quell'irrequietezza che neanche la vivacità commerciale e le mire multietniche sono riuscite a cancellare. Sembrano camminare su fanghi di palude e qui ognuno cerca di aggrapparsi agli ultimi valori solidi prima di scomparire nell'evanescenza di tutto. Si è moderni e trasgressivi, smaniosi di un qualcosa di inafferrabile che non ci fa più essere né uomini, né donne portandoci via ogni identità. Si prova ad essere chi non si è e poi si rimane impantanati nel mostro del proprio personaggio. Pierrot osserva e sente di non apartenersi, o meglio, di non appartenere a quelle emozioni che Parigi deposita sotto di sé al passeggio dei suoi abitanti. Pierrot non ha nulla di compiuto e ancora va alla ricerca di chi egli sia davvero, attraversando epoche e culture come in sordina. Travalicando.le epoche a bordo dei suoi sogni ci ricorda che egli scomparirà quando noi moderni avremo ritrovato noi stessi. Allora sarà quella parte di noi adolescenziale, malinconica e romantica che prenderemo ad allevare in noi stessi, come la rosa che lui stringe e tra le pagie dei diari non è ancora sgualcita.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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