Nelle antiche società totemiche il rapporto uomo animale era reso universalmente al maschile attraverso la scultura, il totem appunto. Nelle aree mitopoietiche il rapporto è retto dalla donna. La mitopoiesi tiene conto delle ancestrali elaborazioni del Mito, nonché delle culture mitogenetiche per antonomasia.
Durante il Romanticismo viene esaltato il carattere della dinamicità che si riscontra nelle narrazioni mitologiche ed è applicato alle necessità storiche. Pertanto sussiste la riconsiderazione degli antichi eroi in rapporto al sentimento identitario patriottico.
La narrazione mitologica la vediamo riflessa nelle trame ingarbugliate dei romanzi dell'epoca, non ultimo ne "I promessi sposi". Qui, entrambi i protagonisti vengono messi a dura prova durante le dinamiche di svincolamento dai cattivi costumi di un potere estremamente arrogante e primitivo sotto molti aspetti (basti pensare all'applicazione ancora in vigore nel Seicento della Ius prime noctis). Riacciuffare il bandolo della matassa e farla scontare ai nobili tracotanti è cosa assai difficile e complessa e il nome dell'avvocato Azzeccagarbugli ce lo fa presente con la dovuta ironia del Manzoni.
Esiste la trama fatta di impedimenti, di una legge ingiusta e d'inciampi. Una trama che vede l'eroe formare se stesso sotto la guida paternalistica dell'autore. Parallelamente abbiamo la preda del potere lussurioso, la donzella Lucia che sa intenerire come fosse un cerbiatto animato da una energia sottile che potremmo definire selvatica e sacra, che va a coniugarsi con il sentimento di fede.
È il Femminino con una sua propria forza in grado di scuotere le montagne e di rivelarsi quale lanterna accesa che barcolla tra le onde ed è di richiamo a una sicura anche se tormentata risoluzione.
Dio non perde e non ti perde. È la forza che grida nel grembo materno e che conduce alla vita. È la tenacia e la perseveranza di Arianna che porge il filo a Teseo nel labirinto di Cnosso. liberandolo dalle grinfie del Minotauro.
L'astuzia della volpe, la tenerezza del cerbiatto sono tutte caratteristiche che si confanno alla dea Artemide Diana che assembla gli elementi più distintivi del mondo primordiale e selvaggio. Potremmo quindi concludere che la narrativa romantica è mitopoietica perché ricrea attraverso la narrazione il Mito e i suoi valori, riadattondoli alle necessità del tempo. È nella trama contorta della narrazione che si ritrova la congiunzione primitiva uomo animale. Nel caso delle antiche società cacciatoriali era data dall'innesto dell' uomo sull' animale, reso ancora più inscindibile quanto complesso dall'alimentazione a base di carne. Nel Romanticismo questa fusione avviene attraverso i contenuti dello spirito che a onde permeano la trama e che connotano nella sua interiorità la donna. La donna si ritrova in Diana. La cacciatrice che sfugge come preda e collabora alla redenzione di un mondo che va sottraendosi ai principi della luce. Questa vuole l'uomo non in attrito con i suoi simili, ma portatore dei veri valori di fratellanza e armonia senza alcuna scissione con la Natura tutta. Esiste la trama storica dell'eroe e poi quella selvatichezza brillante che si carica di mistero e di luce e che solo una narrativa nutrita dall'interno può garantire assurgendo a carattere di eternità.