La selva per il Romanticismo è la Natura primordiale ereditaria del Kaos prima di diventare Kosmos. È l'apeiron preesistente ad ogni deità che nel molteplice esprime caratteri ben delineati e distinti. La selva rappresenta l'indefinito preesistente alla comparsa dell'uomo che vi ha imposto recinti e interpretazioni.
È la vergine in cui tutto coesiste in una placenta di germogli.
"Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura, ché la diretta via era smarrita."
È questo il periodo con cui Dante apre la sua "Divina Commedia." La selva è il labirinto. Nel Medioevo la via maestra del bosco è il pavimento delle grandi cattedrali. È il terreno su cui muove i primi passi l'uomo animato da una fede che conquisterà razionalmente attraversando la dimensione terrena. Ciò spiega il meraviglioso mosaico dell'albero della vita nel pavimento della Cattedrale di Otranto.
La selva è il mondo delle arcane memorie da cui ha con trepidazione inizio la vita. È il volto agognato della madre.
"Ho nostalgia per tutto ciò che è dentro di me (n.d.a)". Anche la Madre quale ancestrale memoria, è profonda nostalgia come tutto quello che mi appartiene e non ho mai conosciuto.
È questo il concetto che il Romanticismo eredita dal Medioevo in rapporto alla foresta quale espletamento di una Natura indomita e a questa realtà si richiama il poeta Leopardi attraverso la sua lirica che non a caso porta il nome "A Silvia".
In tale opera, sotto forma di lieve brivido che la percorre, si avverte il fremito della nostalgia attraverso la rimembranza. L'uomo, muovendo i passi nella dimensione extrauterina, sviluppa il sentimento di dolore per la separazione dal vago perduto che il neonato vede rappresentato dal seno materno. In Leopardi respira Dante, un Dante primitivo che non ha sulla fronte impresso il segno della fede, un'attribuzione più che una conquista che porta l'uomo a deragliare lungo percorsi intellettivi che lo estraniano dalla sua radice più profonda.
La nostalgia (dolore del ritorno) è per il Romantico il sentimento più vero che lo lega all'Assoluto, rintracciabile nella pluralità di esempi rilasciati dai miti più antichi. È la roccia sulla quale hanno posto la prima pietra le religioni.
Per L'Ottocento in cui sempre più aggressiva si faceva l'industrializzazione quale nuovo modello sociale, la nostalgia è il cordone ombelicale delle anime sensibili e della creatività più autentica. È il riscatto dall'Illuminismo per il romantico e classicista Leopardi.
La nostalgia si fa promessa attiva di un "ritorneremo insieme" ne "I promessi sposi" di Manzoni. Qui la nostalgia riporta l'uomo a riconsiderare la sua vita secondo un doppio valore in cui il passato è tale ma è anche il motore che muove il presente e guida le azioni. Il sentimento quindi non è una realtà iperuranica che trova spazio nell'uomo, lontano dalla sua storia, ma è il fuoco che alimenta il suo agire. La pira che brucia su cui vanno immolati per l'eternità i propri credo. Manzoni diviene così l'ispiratore nel Novecento degli interventisti italiani che vedranno nel Futurismo l'espressione calzante dell'intervento nella storia attraverso l'arte. L'altare della patria, il fuoco perennemente acceso esprimono un sentimento che non è a parte rispetto al pragmatismo storico, ma lo guida riconducendo i valori dell'uomo a una fede primitiva e assoluta, primordiale e prereligiosa che vede l'essere umano strettamente connesso alla placenta delle sue tradizioni.
Il bisogno di Assoluto prevarica ogni frontiera e confine divenendo anelito di libertà dell'uomo e sete di giustizia. È un sentimento super partes che fa di Leopardi un poeta universale e indiscusso, amato dai giovani di ogni tempo.
Alle stesse conseguenze porta il Manzoni che vede la fede cattolica calarsi nella storia di pari passo col sentimento forte che lega i due promessi sposi Renzo e Lucia i quali dalla foresta intricata di eventi usciranno modificati e vittoriosi. La nostalgia quale seme uterina di Dio marchierà il ritorno a una fede primitiva e assoluta con la quale la religione cattolica nello specifico dovrà confrontarsi, finendo col sovrapporsi. È questo un insegnamento che profuma di antico e che permetterà al Manzoni di essere rivisto, reinterpretato e riattualizzato in ogni epoca, risvegliando meravigliosi pensieri sulla continua riscoperta dell'amore puro e sincero quale faro del mondo.