È quando si è giù che si fanno i peggiori sbagli. Ma a volte la vita ci presenta la necessità di sbagliare, per andare avanti. È questo il suo scopo, andare avanti.
Scorgere il magico nella vita allora diventa una prerogativa di chi attraverso l'arte vuole operare una sorta di miracolo della trasformazione. Lavorare sulle immagini per cogliere il nettare sepolto all'interno e aiutarlo a emergere, è una grande operazione che si rende necessaria al fine di liberare l'immagine pura, svincolata da ogni finto apparire.
Liberare diviene una sorta di missione avvertita da chi opera a stretto contatto con l'arte e sente l'esigenza di porre sullo stesso piano se stesso e gli altri. Vedere corrisponde a vedersi, educare significa educarsi al vero ed è quanto mettono in pratica i simbolisti.
Il Simbolismo nasce negli anni sessanta dell'Ottocento. I fermenti culturali, le nuove scoperte scientifiche, la positività che offre nuovi orizzonti in una corsa sfrenata verso gli incontrollabili processi della trasformazione, fanno sì che l'uomo avverta e curi in sé l'esigenza di rintracciare il senso inflessibile delle cose. Di creare dentro di se attraverso queste dei punti saldi per compiere l'operazione inversa di riunire e ricondurre il molteplice all'unica ispirazione originaria. Forma e ispirazione trovano così la loro convergenza fino a sovrapporsi, facendo sì che il Simbolismo diventi non solo una corrente specifica a cavallo tra i due secoli, ma il carattere dominante del Novecento.
L'ispirazione è essa stessa la forma delle cose che rappresenta la sostanza. L'idea della mutevolezza ingestibile viene ad essere così piegata e ricondotta secondo il modello di pensiero di Schopenhauer, al contenuto stesso. Entriamo così nell'alveo della dimensione sacra delle cose.
Impressionismo, Preraffaellitismo, nonché la riesumazione dell'arte e dell'architettura gotica concorrono indubbiamente a questa nuova visione delle cose, estendendosi dal campo visivo a quello letterario. Il Simbolismo non è più un accessorio di pregio che conferisce spessore psicologico al tessuto narrativo. Non è più solo via o tramite, ma fine e punto di arrivo. La penetrazione nella realtà si rende indispensabile per emergere dalla stessa allo scopo di offrire al mondo l'arcano intramontabile.
Nietzsche, le teorie freudiane contribuiscono fuori da ogni dubbio s questa visione delle cose, estendendo il discorso del credo dal campo religioso a quello universale del Sacro. Sentire equivale a liberare e a descrivere. Non puoi descrivere o raccontare se prima non liberi quanto vedi dalla sua insignificanza. Togliere equivale a liberare la verità per restituirla al mondo, impreziosendola degli attributi della creatività dell'artista.
La Natura che abbiamo visto essere nel Romanticismo il punto di richiamo della ricerca di assolutizzazione dell'uomo e cardine intorno a cui far ruotare sentimenti e sgomento, diviene col Simbolismo essa stessa effige di quanto è radicato nella profondità dell'uomo e in tutti gli esseri viventi e ha bisogno dell'intervento dell'artista poeta per ritrovare senso fisico e plastico attraverso il suo agire. È così che la nebbia diviene esternazione di quanto c'è nell'uomo, rappresentazione di una condizione di uggioso appiattimento che porterà poi nel primo ventennio del Novecento all'interventismo futurista riguardo alla Prima Guerra Mondiale.