Dalla Natura nasce la perfezione. L'uomo è Uno ed è in Dio e con Dio e la fanciullezza degli Unti è esternazione della perfezione non intesa in termini di condotta morale, bensì di coscienza di appartenenza. Nel Mantegna vivido si fa l'orientamento dei singoli soggetti delle opere nel contesto spaziale paesaggistico.
L'Uomo cosciente è colui che vive lo spazio come espressione del Cosmo nelle sue valenze simboliche. La rappresentazione dell'appartenenza al Cosmo viene traslata nel segno dell'appartenenza a Dio. Ogni figura ha una propria collocazione che non è mai casuale ma espletativa di un qualcosa che rimanda a un linguaggio superiore. L'anagogia è forte ma non trascura la semantica figurativa e anatomica ben espressa attraverso tutte le opere. Di forte caratterizzazione rinascimentale, il Mantegna ricrea il divino attraverso l'umano, trasponendo l'incisività sui tratti del dolore che aprono spiragli verso l'interno. A stimolare l'occhio su queste aperture contribuisce lo studio attento delle ombre. Demarcate sono le aree enigmatiche che si affacciano sugli incarnati luminosi che appaiono irrorati dalla maestosità divina. L'opacità della luce nel San Sebastiano trova il suo corrispettivo nel mutisno scultoreo della morte nel Cristo Morto, organizzato attorno a un discorso di prospettiva che slancia il tutto verso la profondità a cui si fa corrispondere le Altezze della luce assoluta. Il dentro e il fuori, il basso e l'alto richiamano alla cultura alchemica su basi neoplatoniste che proprio in quegli anni ha la sua rimonta preparando alla rivoluzione naturalistica del Seicento. Come per Botticelli, la Natura è parte dell'Uomo e suo completamento. Nel San Giovanni Bambino il dito indice puntato sul piano orizzontale indica la successione spazio temporale dell'Unto chiamato da Dio a rivelarsi in questa realtà contraddistinta da forti richiami nella Natura di monito alla perfezione.
Il Caravaggio riprenderà il Mantegna per le marcature sugli stati di dolore, concentrandosi sull'uomo fine a se stesso. Il Mantegna con il suo estro fa corrispondere la scultura alla pittura e viceversa, portando così a maturazione l'arte delle incisioni. Verrà riconosciuto quale pietra miliare da chi gli succederà e che a lui si rapporterà senza rinunciare alle inclinazioni della propria arte.