Le immagini schiudono e le immagini ci riportano dentro, alla casa dell'anima che è luogo privato e anche territorio condiviso. Nell'anima non esistono i cosiddetti luoghi comuni e per questo tutto è vero e si lascia percepire come toccante, in quanto autentico.
Il Digitale odierno tanto bersagliato in quanto minerebbe alle basi la creatività, mostrerebbe invece in alcuni casi di mirabile esempio di accordarsi alle soluzioni creative artistiche già sperimentate in un non così lontano passato, proseguendo sul loro percorso.
L'autenticità si scopre essere un valore incommensurabile con l'avvento del Romanticismo e del Patriottismo che connota i luoghi e le civiltà di specificità autoctone che non trasgrediscono assolutamente l'Assoluto che alberga oltre. Se nell'oltre l'uomo ritrova la sua ragione d'essere e il Romanticismo tra tutte le espressioni ed età culturali ne porta il vessillo, insistendo sul tema del Sublime, è con il Surrealismo che l'Oltre si carica di quella valenza introspettiva che lo proietta all'interno del Cosmo umano, divenendo inarrivabile e pertanto carismatico da altra prospettiva.
L'Universo parlante è l'Universo immaginifico, altro dall' infinito desolante di Leopardi e dalla sua malinconia sublimamente dipinta. E' un affresco che contiene tanti altri affreschi, tutti risolti o meglio diluiti in quell'amalgama di immagini chiave o assolutamente semplici che sono gli archetipi. Gli archetipi nella pittura onirica surrealistica divengono coralli legati tra loro da un motivo trainante che espande le possibilità umane e porta l'uomo oltre se stesso. Nella semplicità vi sono racconti infiniti, ciascuno con una specifica poeticità che si amplifica nel cuore di chi lo contempli. L'osservatore quindi non è più colui che guardando si trasporta altrove, ma colui che prende il treno e fluisce incontro a se stesso e alle sue molteplici realtà o e possibilità rimaste nel tempo inesplorate.
Nel Novecento l'uomo sente che dentro di lui altre vite e altre patrie albergano. Di non essere una isolata unicità, bensì un corredo di anime che costellano il suo tetto interiore. Il cielo si accende di richiami e voci che mentre nel corso delle epoche passate assumevano valenza didascalica o formativa o pedagogica, adesso prendono una voce identitaria e identificatrice di infinite vie a cui l'uomo dal di dentro accede. Questi molteplici accessi interiori lo accrescono col rischio vero di disperderlo. Così sarebbe se non gli andasse incontro il nuovo tenore delle scoperte scientifiche secondo cui l'uomo è ovunque posi il suo pensiero e che l'Infinito non è che una grande realtà in espansione e allo stesso tempo basata su una forza centripeta. È un luogo di richiami che noi avvertiamo senza palpare, al nostro interno.
La chiave e la stella sono le due parole che aprono a dimensioni circuitive ed espansive. Le due parole magiche onnicomprensive di tutto, legate alla psiche e pertanto sacre. Il valore sacro dell'anima è il nuovo tratto distintivo della poetica onirica surrealista novecentesca. Il respiro di Dio è il sonno dei vivi e l'interiorità è il tempio in cui tutto si svolge e in cui le Magie accadono. È quanto ritroviamo nelle opere di Schloe, artista austriaco contemporaneo che considera e traspone l'Immagine nelle sue svariate forme, animata di più caratteri con cui rendere tangibile la magia delle componenti oniriche. Surrealista per alcuni versi in sintonia con Magritte che ricorda per l'uso fotografico delle immagini e per l'elevazione che le connota, considera una minore capacità critica e filosofica atta a scandagliare, propria di Magritte, e invece allo stesso tempo, di tendere verso il Femminino che è proprio l'impronta onirica racchiusa in ogni essere. Il Cosmo entra ed esce dalle opere di Schloe per il quale l'infinito esteriore non è che animica proiezione dei contenuti interni non perlustrabili né indagabili dalla Ragione. Legato alla dimensione fiabesca molto cara ai popoli nordici e germanici nello specifico, le sue opere stimolano il risveglio dalla porta interiore della coscienza.
Se in Magritte il simbolo apre a una costruzione di concetti e ha una valenza analitica, in Schloe il simbolo è legato inevitabilmente agli archetipi di cui narra le pulsioni. Il sipario che compare nel gioco di maschere di Magritte in cui siamo tutti attori di una rappresentazione pirandelliana della vita, in Schloe è una cortina leggera che trasferisce a noi il sapore delle stelle e prepara a un sonno attivo.
È poetico il repertorio immaginifico di Schloe. È poetico e poietico nella sua azione di riplasmazione del mondo secondo la permeabilità osmotica tra il dentro e il fuori, alla base del binomio sotto - sopra. È tenue disegno ritemprato dalle tinte azzurre e spirituali dei colori. In un tempo in cui la definizione è sterile circoscrizione e ritaglio di un tutto vago, Schloe attua l'operazione nuova e assolutamente rivoluzionaria di estrapolare le immagini dall'indistinto interiore, mantenendole ad esso legate da un cordone materno che ci trasporta all'unità primordiale e al suo rapimento onirico.