L'amore è rivelazione. È il segreto enunciato dalla luce. È il corpo dell'anima. Quando il corpo muore l'anima si denuda trascendendo la Natura e il suo spirito. L'inverno è la grotta dei desideri mai proferiti che si svelano in primavera.

L’inverno e’ la tana del mondo e l'amore è il suo risveglio.
È curioso come ciò che si mostra in un rapporto dialettico con il suo opposto sia in realtà la realizzazione del primo nello stadio successivo mentre alla vista profana appare la sua negazione, lasciando cosi’ trasparire l'approccio dialettico alla realtà una necessità lontana dalla ragione profonda delle cose.
Il conturbante dinamismo dell’amore non è concepito attraverso la fenomenologia trascendentale che piove da altri cieli effondendosi nella reciprocità. È un richiamo riconosciuto che insorge da dentro. Amare è riconoscere se stesso attraverso lo slancio verso l'altro che non risulta mai fine a se stesso ma fonte di irradiazione suprema. In questo il Cristiano riconosce il valore della figura del Figlio nella Santissima Trinità. Il Figlio è il mistero che diviene luce, non un tramite necessario. È il punto di partenza di una nuova percezione che scavalca i confini teocratici o logorroici di mera filosofia. Dio si fa cibo calandosi nel quotidiano che è la microstoria. Il passaggio dalla quotidianità alla metastoria avviene con l'episodio dell'Ultima Cena che introduce alla Passione. Il superamento dell’esperienza storica e l'introduzione a quella metastorica avviene attraverso lo scombussolamento degli elementi climaticonaturali che accompagna La morte in croce di Gesù.
Il corpo che muore emana la sua luce. Il vestito cade e riemerge il Padre.

La trasfigurazione del Gesù storico è associabile a quanto avviene nel Cristo adagiato nel sepolcro. Entrambi gli episodi riconducono a esperienze straordinarie e ammissibili tramite la Fede. In entrambi i casi riemerge la figura del Padre che, come per le culture primitive aborigene e non solo riguardo alla devozione per gli antenati, rappresenta il pilastro per un discorso di continuita' tra questo mondo e quello di Sopra, il legame tra i tempi e l'Eterno.
Il richiamo all'Eterno rappresentato dal Padre si fa manifesto attraverso l'esperienza della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor narrata dai Vangeli. Gesù compare ai discepoli vestito di luce in compagnia dei patriarchi antichi Mosè ed Elia, rafforzando così il legame col Vecchio Testamento in cui respira la presenza di Dio attraverso l'emissione profetica. Il testo “Il mistero della Trasfigurazione” di Raniero Cantalamessa si sofferma sulla figura del Cristo come suggello tra i due tempi: il vecchio, ossia la tradizione ebraica e il nuovo che si fa strada tramite la venuta di Gesù sulla Terra. Nel Nuovo Testamento la Trasfigurazione diviene rivelazione di questo legame aprendo una finestra sul futuro della Fede alle soglie del secondo millennio dopo Cristo, in età moderna.