Quando pensiamo alla cattiveria l'attribuiamo solo all'essere umano, ma in realtà essa è insita nella Natura, in tutte le sue specie viventi. Anche gli animali sono cattivi, ma non li riteniamo tale perche’ assente in essi e’ la consapevolezza di essere cattivi.
La cattiveria e’ indispensabile nella Natura per la sua affermazione. La cattiveria in contrapposizione alla bontà consente il caos e il conseguimento di nuovi equilibri in una progressione che garantisce la vita stessa. Nessun essere e’ portato al male se non spinto da motivazioni che, nel caso dell’essere umano, non possono e non devono oltraggiare la responsabilita’ etica. L’odio e’ un sentimento specifico dell’essere umano e in quanto tale, il risultato di una serie di scossoni emotivi capaci di alterare la sensibilita’ nel suo equilibrio.
L’uomo da sempre e in particolare dal 30000 a.C.a questa parte, ha cercato di instaurare un dialogo col mondo animale avvertito come una realta’ preesistente e indipendente da lui. La relazione crescente tra l'uomo e l'animale ha portato il primo a confrontarsi col secondo anche sotto il profilo delle qualita’, alimentando una corrispondenza non sempre fondata. L'uomo con i processi di addomesticazione alle soglie del Neolitico ha concepito l’animale cone un riflesso delle sue qualita’ solari o al contrario notturne, perdendo di vista l’animale in se’. L’antropologia relazionata alla psicanalisi junghiana in realta’ considera l'animale riflesso di quelle qualita’ umane anche negative, utili a interpretare gli aspetti della psiche governati dal mistero (vedi 'Le strutture antropologiche dell’immaginario' di G. Durand).
L'inconscio per Jung è il regno del mistero in contrapposizione a una felice evoluzione dell'esistenza, se ignorato o represso. Nel tempo fino ad oggi l'animale ha perso la sua specificità in relazione all'uomo diventando una proiezione subordinata della psiche dell'osservatore. L'uomo ha avviato così un processo distorsivo che lo rende un abile manipolatore nell'intento di modificare i peculiari aspetti della Natura. E mentre da un lato disumanizza il regno animale, dall’altro tende sempre più a brutalizzarsi, imponendosi al mondo.
Lo spirito indomito e primitivo che aleggia nella natura lo si coglie tra le pagine dei romanzi di Jack London per il quale l’intromissione dell’uomo trova nell’osservazione libera, riportata dal narratore, il suo contrappunto piu’ alto. La cattiveria animale obbedisce all’istinto di preservazione e conservazione che trova nelle teorie darwiniane la realizzazione e la giusta spinta ad affermarsi.