La morte ci rende semplici e allo stesso tempo riconduce alla semplicità parenti e amici dell’estinto insieme a tutti coloro nei quali egli ha lasciato un’impronta indelebile
Ogni vivente rappresenta un'immagine archetipica che emerge dalle pieghe dell'esistenza stessa, assolutizzandosi. Esistono il buono, il cattivo e cosi’ via, associati a sensazioni che riscontriamo o meglio ritroviamo in accordo al tempo e allo spazio che ci stimolano. Nostalgia e ricordo in questo s’ incontrano nella notte dell’anima in cui ogni cosa si rende familiare come un caro ritorno dagli sterminati oceani dei primordi. Il cattivo, la strega oppure il buono nelle sembianze del principe rispolverano sovente l’infanzia nelle nostre fasi di crescita. Ma è nell'impatto con la morte che tutto si semplifica spogliatosi degli orpelli.
Viviamo in un mondo in cui ogni cosa materica è la copia di un’astrazione o la sua applicazione. Colui che sta per intraprendere il viaggio del non ritorno sovente rivede cari defunti, santi o persone lontane gia’ dipartite da tempo che sembrano aprirgli le porte e condurlo nel Mistero. In realtà il mondo come noi lo conosciamo in quei frangenti tende a collassare e ad internarsi divenendo un tutt'uno con l'anima del quasi defunto. Scene di Paradiso si avvicendano a scenari apocalittici e infernali riflesso questi ultimi di quella malvagita’ incarnata e ormai acquisita, dell’estinto giunto in visita.
Ogni individuo ha il suo mondo dentro e fuori e questo mondo offuscato durante l’esistenza collettiva riappare nitido durante la fase del distacco da questa dimensione.
Ognuno di noi e’ materia e cielo, terra e infinito ed e’ completo nel corrispettivo immaginifico che trasmette di se’. L’idea quindi, anziche’ sostare su di un piano metafisico, come sosteneva Platone, si cala nel concreto e si perfeziona nell'essere che la incarna. Mentre siamo in vita il quadro complesso che definisce le persone rende difficile l'acquisizione della totalità con cui esse impressionano, ma e’ nel momento della dipartita che l'individuo rimane in vita negli altri attraverso le immagini semplici, archetipiche appunto, che lo racchiudono.
Non siamo che primitivita’ conservata nel nostro inconscio, capace di riunire inscindibilmente cio’ che la vita dvide nel tempo e nello spazio, ossia il cielo e la terra, le due polarità contrapposte.