La vita è iniziare a godersi. Al contrario della superficialità, il godere se stessi è un atto di amore e di cura rivolto alla propria persona non intesa come individuo unico e staccato dal tutto, un automa, bensi’ un essere che in sé ha un bagaglio di anima.

L'esperienza del godimento ha in apparenza qualcosa di viscido se intesa come induzione al piacere assunto a stile di vita. Il piacere è un vizio che non riempie, svuota nel momento in cui distrae da se stessi. Godere di un qualcosa che aabita fuori di noi esprime una forma di narcisismo che piega l'altro a una condizione di assoggettamento, in quanto ritenuto oggetto. Il godimento di se stessi non ha nulla di lascivo. È un'esperienza che procura pace a chi è in pace con se stesso. È un'esperienza dell'anima spoglia di ogni superfluo e ricondotta all'umilta’ primordiale. Le anime quanto piu’ sono antiche, tanto piu’ sanno godere di se stesse. Godere del poco che si ha non e’ indice di pochezza esistenziale ma di quella ricchezza interiore che oggi tende a svanire. L'attrarre anziché il distrarre va inteso e considerato nella giusta prospettiva. Attraiamo cio’ che siamo, non cio’ che vorremmo insaziabili di una voracita’ esperienziale che ci lascia il vuoto dentro. Si sente parlare spesso di legge di attrazione oggi e a proposito di persone insoddisfatte che avrebbero bisogno di sentirsi piene. Non serve a nulla apprendere delle modalita’ per conseguire un fine, se quel fine non nasce da una riflessione profonda. Attrarre non deve essere quindi un’esigenza, bensi’ il riscontro conseguito dall'incontro con se stessi. La tappa finale di un'esperienza d’amore che si estende ad abbracciare l’altro oltre a se stessi.