Non esiste sconfitta senza angoscia. L’angoscia e’uno stato piu’ che un sentimento e caratterizza la civiltà moderna. L'angoscia e’ un serpente che si morde la coda e ha come effetto quello di depredare l'individuo di ogni prospettiva di realizzazione.
Con l’angoscia si e’ lontani dal proprio centro e dal Se’. La corrente di pensiero esistenzialista ha sposato bene questo concetto che ha la sua origine nello smembramento della realta’ che appare sospesa in un presente scollegato dal passato e senza alcuna prospettiva di futuro. La nebbia dei Simbolisti francesi a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento descrive appieno la condizione dell’uomo che arranca per mancanza di certezze come un funambolo che stenti a mantenersi in equilibrio sul filo del presente costeggiato da due vuoti. Il Presente è esso stesso il vuoto nel momento in cui non conosce alba e tramonto e ha perso ogni contatto con la civilta’ dei Miti. L’angoscia diviene quindi espressione e compensativo risvolto di una malinconia senza fondo che nelle sue manifestazioni piu’ alte integra e completa la nostalgia.
La Nostalgia, propriamente ‘dolore del ritorno’ o ‘ritorno del dolore’, è l'intangibile che pulsa nella nostra stella interiore. L'accende divenendo faro durante tempeste e tribolazioni esistenziali, sottraendoci all’empirico travestimento del Reale.
Schopenhauer aveva nell’Ottocento romantico sollevato la questione dell’illusoria costruzione del Reale oltre cui campeggia la vera sostanza, ricollegandosi alle filosofie orientali basate sul processo del Risveglio. il Romanticismo però, a differenza del Decadentismo novecentesco non contempla il vuoto insito nell'uomo che, come detto in precedenza, si riempie della Natura rappresentanta dagli ideali interiori. La ‘nobiltà’ del Romanticismo la riscontriamo proprio nella limpidezza del regno intimo che si scontra furiosamente con la realta’ che non sembra proiettare nella sua asprezza il cristallino mondo dell’anima.È netto nel Romanticismo il divario tra dentro e fuori, nonostante le appassionate campagne politiche e sociali per lo più ascrivibili al Risorgimento italiano. Il processo di unificazione della nazione da’ un nuovo imput e un taglio espressivo al movimento del pensiero romantico, confrontandosi con la Storia a cui attribuisce un forte senso. La fratellanza dei patrioti rifocilla gli entusiasmi del popolo, riproponendo quel clima avventurioso ed epico che ritroviamo nei classici. L’amor di patria cela a valle la nostalgia di un qualcosa esprimibile in una vibratile sfuggenza che arrechera’ viscerali delusioni, accentuando discrepanze storiche, culturali e linguistiche lungo tutta la dorsale italiana.
la Nostalgia novecentesca non ha nulla di solido. I ricordi assalgono il funambolo che non puo’ voltarsi indietro e ogni fiore che risale dall’anima e’ un pezzo di esistenza da assaporare sul momento nella fuluggine del tempo, prima che ripiombi nel suo nulla. Il vuoto del Decadentismo e’ vuoto senza luce, a differenza di quello romantico. L’uomo decadentista s’ignora, e il suo attivismo politico è un tentativo blando di dare senso al proprio percorso esistenziale, nonché storico. Il mito dello straniero rispolverato dallo scrittore Camus rievoca la condizione di estraneita’ di che affligge l'uomo moderno. Si è stranieri nell'anima mancando le radici, e si è esuli in un mondo che non è il proprio.