Le stelle e il cosmo riflettono la poesia dell’essere umano, incastonati come sono nella nudità della notte.

La notte e’ confidente e maestra, capace come appare di scavare e di scovare l'essenza vera di ogni creatura. Nella notte ci si può perdere, ma a differenza delle tenebrose oscurita’ presenti nell'immaginario collettivo, la notte non inclina alla perdizione.
La notte conosce tutte le strade e ogni strada segna una rotta che conduce all’alba. Cio’ di cui di notte avvertiamo il bisogno plasma i nostri desideri e ci guida verso la meta. La luna ci guarda e sa piu’ di noi. Conosce la nostra natura più vera e per questo canta al cuore del viaggiatore.
Le stelle invece sono il sorriso di ciò che altrimenti chiameremmo tenebre e buio riscovandoli da esperienze ancestrali che non hanno alcun riferimento o termine di paragone con questa vita. La notte non e’ mai propriamente notte e le stelle luccicanti da infinite altezze ce lo ricordano.
E’ impossibile cogliere il nero buio in questa vita, alcun paragone con esso e’ possibile, eppure ne avvertiamo l’orrore, specie da bambini perche’ i bambini piu’ vicini sono alla patria natia che l’uomo sempre rievoca con malinconia e sofferenza, quanto piu’ e’ solo ed esule in questa vita.

Il Romanticismo coniuga la fanciullezza dell’anima con la spiritualita’ intrinseca alla Natura. E’ risveglio e ritorno. E’ riscontro e corresponsione con la Natura. Il lontano si avvicina, così come la percezione degli odori d'infanzia, quello stato primordiale di purezza che ci consente di non percepire alcuna presenza umana che interferisca con la nostra dimensione. Pertanto e’ continuo confronto e perseverante ricerca della Verita’ attraverso le braccia selvagge della Natura.
Il colle, la luna, la siepe... Spaziando dal Neoclassicismo foscoliano al Simbolismo naturalistico leopardiano, sono presenze di fiducia, umanizzazione e idillio di un animo gitano che vaga per i dubbi dell’anima e le stranezze della vita a cui i poeti non riescono a dar risposte. Per un’altra via rispetto alla poetica Pascoliana, il Romanticismo approda alla necessità contraddittoria rispetto agli affievolitii spasimi illuministici di riportarsi tramite la poesia all'inarrivabile condizione di vita che presiede all'esistenza e alle sue tribolazioni. Nulla si conosce ancora dell'inconscio e le teorie freudiane sono lungi dall'apparire, ma la luce che promana dalla Natura è mera consolazione rispetto alle brutture che squarciano il tessuto di ogni pace.
La Natura e’ primordiale bellezza, sposa affascinante da cui l’uomo si stacca evolvendosi e accantonando la sua vena lirica. La maturazione segue all’idillio fiabesco che smorza nel disincanto. Piu’ lontani sono i lumi del cielo tanto piu’ l’uomo si scoprira’ solo ed esule con un richiamo che avverte a riportarsi indietro fino all’approdo remoto. Il poeta puo’ riscoprire nelle stelle gli arcani diamanti e affievolire le sue afflizioni frustranti, in possesso della conoscenza di chi e’stato prima del mondo.
La via delle stelle e’ la via dell’arcano perduto. E’ la rotta dei desideri immoti sulla crosta della coscienza, capaci di naufragare ma mai di affondare. I desideri scolpiti nell’anima sono i doni delle stelle assopite all’ombra dei pensieri illuministici, ma pronte a rinvigorirsi al fiato di una spiritualità insopprimibile.
Il desiderio proviene dalle stelle che cadendo ci fanno visita per ricondurci lassu’, nel regno della sostanza eterna. Il desiderio stempera la nostra dimensione mortale. E’ il soffio di speranza che ci porta indietro e in avanti, all’approdo finale che e’ stato innanzitutto embrione e culla.