Non siamo che occasioni rubate allo Spirito, gocce di vita diluite nel tempo. Il tema della caducità può a volte instillare il forte amore per la vita nel suo frammentato e altresi’ fiammante rivelarsi attraverso attimi luccicanti di pienezza. L’estasi è nell'attimo ma in quell'attimo di un’unicità sconvolgente si celano per volta singole reiterazioni di dolcezza e dolore.

L'estasi è fuori dal tempo e la si vive prima dell’imbrigliamento nelle coordinate spazio temporali. Dall'estasi proveniamo e da li’ intingiamo l’anima nelle coppe della gioia e del dolore. L’estasi ci cala nel tempo e con l’estasi risorgiamo dimentichi di noi e di essere aggrappati alle frange di questa dimensione. Nell'uscita dal tempo attraverso la compenetrazione con l’Assoluto si compie il senso di ogni nostro sentimento e reazione ad esso.

Lo scrittore Hermann Hesse si sofferma su queste osservazioni nei suoi straordinari romanzi. Egli in particolare ha messo a punto l’identificazione di dolore acuto e di piacere nelle loro espressioni che aprono spiragli sul conseguimento dello stato di pienezza individuale. Che si tratti di manifestazioni conseguenziali a un percorso di uscita o di ingresso, il risultato è il paradosso di questa eccezionale coincidenza che solleva un quesito. Estasi ( apertura e piacere) ed enstasi (dolore e chiusura) non conducono forse allo stesso Se’? Alla condizione primordiale?
Solo la malinconia ha un suo fare cieco, un’espressione incolore che andrebbe contrastata dal sapore di questo esserci. La vita nella sua caducità va comunque assaporata in tutto e l’Estetismo primo Novecento incline al recupero delle filosofie orientali lo esprime apertamente. La cultura del vivere uccide la noia e l’angoscia determinate dall’incomprensione degli eventi e dall’inconsapevolezza che necessita il recupero del proprio Se’.
Gioia e dolore appaiono cosi’, esternazioni di quel ricongiungimento e di quella separazione antetempore che racchiude la nascita individuale e che riassumiamo nel momento di convergenza nell’atto del piacere sublime, orgasmico, come anche sul momento di spirare, in quell’ultimo e sviscerato respiro.
Hermann Hesse nella letteratura e Caravaggio in pittura tramite vie diverse hanno rappresentato crudelta’ e bellezza, armonizzando attraverso il genio delle loro rispettive arti compresenza e congiunzione degli estremi opposti. La loro genialità apre quesiti su cio’ che attende l’uomo oltre la soglia di un Mistero a cui sta a noi viventi partecipare, colmandolo grazie anche all’ausilio dell’Arte e assaporare e venare di autentica comprensione.