La rivoluzione industriale ha come corrispettivo nell’immaginario poetico oltreché esistenziale il treno. Lo sferragliamento delle ruote sui binari inaugura la nuova eta’ del ferro, quella moderna accompagnata dall’utilizzo di carbone estratto dalle miniere inglesi e di tutta l’Europa.
Il treno sintetizza la struttura della fabbrica ottocentesca il cui polmone e’ rappresentato dalla fucina termica che va a carbone e lo scheletro da ferro e piombo. Il treno sposa l’immagine fuligginosa dei sobborghi urbani e con i suoi sbuffi ovatta i profili dei luoghi eclissati nella nebbia. La fuliggine ferrosa, le albe uggiose che raccolgono i pendolari e l'umidità fredda che si espande intorno coniugano gli umori della nuova classe operaia bistrattata dalla nuova borghesia industriale e dirigenziale che da’ un nuovo assetto al paesaggio freddo dell'Europa. Il treno diviene quindi emblema di progresso economico ma anche di una forma di repressione esercitata sulle classi deboli, il vero motore della società. Fabbrica e treno diverranno un connubio eloquente dello sfruttamento della manodopera da parte dei ceti dominanti e definiranno il profilo dell'emergente paesaggio urbano. I fratelli Lumiere immortaleranno sulle loro primitive pellicole scene quotidiane, che si ripetono nell’universo degli sfruttati. Per mezzo del primo film della storia che proietta l’uscita delle operaie dalla fabbrica e successivamente con l’entrata del treno nella stazione La Ciotat rappresenteranno la nuova società. L’impatto visivo del primo treno nella storia del cinema apportera’risultati clamorosi. Il pubblico spaventato si dara’ a una fuga forsennata temendo di essere travolto dal treno che sembra sfondare la pellicola. Questo rivoluzionario mezzo di trasporto sarà destinato a imporsi anche culturalmente per la velocità degli spostamenti, incidendo sul paesaggio e sulla psiche.
Il treno schiaccia e va oltre. Diventa il simulacro del pensiero moderno. Fulmineo e incapace di stare al passo con la lentezza della penna, paradossalmente esprimera’ gli avvvicendamenti tumultuosi dell’interiorita’, divenendone metafora. La logica ha bisogno dei suoi tempi per maturare ed esternarsi, il treno riporta l’uomo alla centralita’ dei bisogni dell’anima divenendo a volte triste presagio di un avvenire destinato a spezzarsi bruscamente. Se la fabbrica schiaccia e divora la componente umana e affettiva dell'individuo operaio, la tragicità del processo di depauperamento messo in atto dal crescente capitalismo spinge al confronto con l’universo interiore che trova sfogo nell’arte. La stazione diviene il luogo dell’attesa e dell’addio, delle separazioni e degli incontri, cosi’ come l'ultima tappa dei cuori straziati. Il treno sviluppera’ il suo potenziale rappresentativo che lo rendera’ compartecipe delle tragedie umane e coprotagonista dei drammi socioesistenziali della letteratura di fine Ottocento.
Il romanzo Anna Karenina di Lev Tolstoj diviene il simbolo dello schiacciamento della ribellione dell'anima ad opera delle convenzioni che persistono nonostante i processi di svecchiamento indotti dalla nuova società capitalistica che tende in tutto e per tutto a emulare il prestigio e l’etichetta della morente aristocrazia.
Il treno e’ anche l’occhio del paesaggio. Trafiggendolo con la velocita’ osserva e coglie aspetti che perdurano risuonando nell’anima. Si erge cosi’ a icona di una fuga insormontabile espressa da aneliti di liberta’ . Col treno l’uomo sposa il paesaggio, non vi s’ immerge soltanto, e col vento che fugge ritrova le sue indomabili radici. L’anima, lo spirito russo inconfondibilmente emergono tra le righe de Il dottor Zivago di Boris Pasternak. nelle impeccabili note descrittive del paesaggio presente non tanto come scenario encomiabile e altresi’ passivo, bensi’ nel ruolo speculare e ricettivo di amore e angoscia, quale ancora fissa nel marasma sociale di una realta’ che, nonostante la rivoluzione bolscevica, rimarra’ aristocratica per linguaggio e identita’.