Il fiume e' da sempre metafora della vita con la sua forza che fluendo scava e senza volerlo conduce.
Il fiume e' l'alveo che contiene vita e morte e attraverso la sua trasparenza compie il miracolo della resurrezione. Il fiume purifica e dona, divenendo espressione di cio' che solca e va oltre. Il fiume e' rivelazione e passo che nutre e definisce la forma di un paesaggio. E' la vena in ombra tra gli arbusti, che a tratti lussureggia di luce.
Gli artisti e i poeti sovente si riconducono al fiume per la rappresentazione delicata di cio' che trasbirda dai confini e abbraccia tutto. Il fiume pertanto ispira una visione di vita incesellata dentro tristi definizioni che tolgono poesia e impediscono di cogliere nella bellezza e nella levita' la consistenza di ogni percorso.
La felicia' per la Yoshimoto, figlia di una societa' , quella giapponese, che cerca una convivenza plausibile tra la tradizione e un'avanguaristica modernita',e' movimento. Non conservazione. Di conseguenza si manifesta nella consapevolezza illuminata dal momento che buca una rovinosa e implacabile nebbia.
Come pochi, ella sa far incontrare gli opposti della vita scardinando i limiti di ogni definizione. Penetra come un raggio di sole attraverso le sfoglie di esistenze che, per quanto mortiicanti, regalano illuminazioni di dolcezza e ospitano l'epifania del Reale. La sua e' una scrittura esistenzialista pregna di lirismo e al tempo stesso surrealista per la capacita' intrinseca di scavare con levita' la corteccia esperienziale e cogliere la delicatezza profonda che abita e anima le cose. Proprio come fa il fume che contiene, trasporta indiscriminatamente, senza giudicare e rompendo i confini tra cio' che e' al momento e la dimensione imperitura dell'anima. L'orizzonte si misura con la vastita' intima capace di osservare e penetrare il mondo con occhi sempre diversi. Il sogno diviene quindi guida sopita che al momento opportuno si risveglia, esce allo scoperto per ergersi a timone delle scelte oltreche' di una rilettura del bagaglio vissuto.
L'abito di piume e' forse tra i testi piu' maturi della Yoshimoto, in quanto al di la' delle logiche separazioni tra il giusto e cio' che non lo e', fa intravvedere una svolta di rinascita attraverso la purificazione del dolore e l'intrinseco rapporto col paesaggio. Per quanto la scrittrice non abbia mai abbandonato la vita della caotica e frastornante Tokyo, e' riuscita a immedesimarsi in uno stato di soffrenza che trova la risoluzione in un luogo al limite tra il fiabesco e il reale, animato dal fiume che scorre e disvela. La malattia purifica e dona luce, aiuta a cogliere il respiro della vita che volteggia e poi si posa sui cuori battenti con la levita' di una piuma.