Ispirazione e interpretazione. La taumaturgia del linguaggio creativo nelle opere di Maurizio Gattalbi
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Maurizio Gattalbi

Interviste e Recensioni

Ispirazione e interpretazione. La taumaturgia del linguaggio creativo nelle opere di Maurizio Gattalbi

L'arte pittorica e la ritrattistica operando sui contrasti  riflettono le dicotomie   del mondo che consegnano tramite la descrizione  e la rappresentazione. Come suggerisce la parola stessa, "rappresentazione" è  porre noi stessi col  nostro presente in relazione  con la Natura e il tutto empirico , interpretando e aggiungendo  al  compiuto che si palesa e  svolge. È quanto le opere del Maestro Maurizio Gattalbi al quale è  dedicata questa recensione  ci suggeriscono e trasmettono, sollevando i veli   alla poesia e alla  grazia  del mondo.

I volti, la loro bellezza di contenuti interpreti dell'ineffabile, oggi più che nelle epoche trascorse incontrano le esigenze di un vasto pubblico. La cultura odierna ci rende schiavi dell'enigmaticità ingannevole che ci impedisce di vedere quanto si palesa della sovrana presenza della luce oggi a causa del capovolgimento culturale in atto, assimilata alla vera tenebra. Non cogliamo più la luce perché travolti da una realtà che trova nell'insipienza la ragione del non essere. Penalizzato da questa condizione è tutto il mondo dello spettacolo e dell'arte. Nella decadenza  attuale abbiamo dimenticato che per essere bella, un'opera deve infondere emozioni e coltivare e ispirare sensazioni di libertà. Questi sono i postulati che inclinano l’Arte occidentale in cui la frontalità di un volto si è fatta strumento di rivelazione, a incominciare dal volto di Cristo impresso sul telo della Veronica.

Sguardi sfuggenti di alteri signori, sguardi sommessi che instillano sentimenti di compassione aprendo squarci negli spazi vuoti in penombra. Volti che chiedono, mostrano o danno, invitando a un dialogo intimo che è preghiera. Volti che sono nube su abbozzi di paradiso o fiammeggianti tramonti tra le crepe dei monti, fanno la storia della nostra piccola e umana gloria o sono di trasalimento nel sordo esistere.

Un volto ritratto racchiude la dinamica di tutto il corpo che s'intuisce al di sotto dei margini della tela, portandoci a carpire i segreti dell’altrui esistenza. Un volto più che un busto o un corpo ripreso e descritto dall'artista pittore è il microcosmo dentro cui viaggiano le piste sensoriali di arricchimento dell'anima. Come il volto del sole o della luna, il volto dell'essere umano è un tutto assoluto che racchiude ogni singola identità sovrana di un mondo che ha bisogno costantemente di essere innalzato o ispirato.

È su questa scia che si colloca il Maestro pittore ritrattista Maurizio Gattalbi creatore di opere che raccontano del silenzio muto della bellezza in un'epoca che più delle altre trascorse ha bisogno di lasciarsi attraversare e trasportare dal senso del Bello. È un'epoca la nostra dai pasticci voraci che intaccano anche il mondo dell'arte educato nei secoli alla lentezza e ai tempi lunghi. È l'epoca quella l'attuale, dei colori che attraversano gallerie buie allo sfrecciare dei lampeggianti o dei fari di macchine spinte a tutta velocità. È un'epoca la nostra dove non esistono orme e ogni esperienza è bevuta e vissuta per arginare la sensazione di vuoto che ci assale da dentro. Il nero è il divoratore dei colori che agonizzano sulle tele schiaffeggiate da linee e curve di acrilici e vernici, tagli di pianto che scuotono e non nutrono il fruitore. Manca la penombra che si rende attesa di conferma ricercata dall'io che osserva. Pronunzia di un verdetto che esalta per poi rimbalzare sul manto tetro della vita.

Nelle opere di Gattalbi nulla di tutto sopra è presente. La sua è una pittura che non denuncia ma invita a rintracciare la bellezza tra le fessure di porte sommessamente disegnate nelle profondità dell'essere. È una pittura che nasce e invita all'educazione e non ai toni urlanti. È la pittura del rispetto che si traduce in eleganza e convinta ricerca calandosi in ciò che le anime ancora conservano. C'è garbo e non artificio, emulazione che sposa il proprio credo estetico. L'ispirazione incontra la reinterpretazione come si evince dalla sua opera riproduzione della Ragazza con l'orecchino di perla ("Meisje met de parel") di Jan Vermeer. Un profilo seducente ma moderno, che nel garbo della sua luminescenza e nella purezza cristallina dell'occhio buca il presente per riportarsi convintamente sulla linea di continuità delle opere eterne.

La pudicizia incanta e abbaglia di luce interiore e si lascia sorprendere, amabilmente accarezzare dalla giovane donna sospesa nel presente con il suo busto che deterge dalle roboanti nebbie della modernità. C'è il respiro e il sussurro di epoche eleganti nelle opere di Gattalbi. La sensazione di voler purificare l'arte daIl'unto pernicioso di una solitudine volgare che impregna i nostri tempi. La volontà di recuperare la dimensione sognante della femminilità che nella pittura fiamminga prima e raffaellita dopo incontriamo. Gli sguardi penetrano con la loro levigante dolcezza, senza fissare l'osservatore, riportandoci agli esempi di grazia dell'arte antica (vedi l'opera che ritrae la bambina con le rose tra le braccia). Non c'è  sfuggenza nel linguaggio artistico del Maestro Gattalbi, bensì da esso traspare l'esigenza di portare avanti  una visione elegante e morbida dell'arte che curi e compia il miracolo di sciogliere i nodi  di attrito nell'anima di chi la contempli.

I volti a grafite da lui disegnati sono lune che sporgono dal buio degli abissi e ci prendono per mano. Si coglie in essi un'intenzione salvifica che matura un'esigenza di concentrazione in un mondo che ha sempre fretta e rotola via su istanti privi di senso. In un mondo che costruisce macerie e si nutre dei cieli di un passato glorioso depauperato della sua identità.

La bambina con le rose tra le braccia è un omaggio a chi si ferma a gustare la semplicità. La seduzione dell'innocenza impregna ogni opera di Maurizio Gattalbi e trova esplicita decodificazione nelle tonalità rosa e panna, così come nelle variazioni di azzurro che rendono palpabile la soavità di ogni dipinto. C'è maturità e sguardo attento rivolto al mondo e alle sue ferite che richiedono di essere suturate da una forma che non è sazia realizzazione ma invito a porsi sulla linea di una coscienza più matura e vera. La tenerezza della bambina che accarezza il daino e poi, il senso di pace che promana dalla sedia da giardino che perde la sua freddezza ospitando una fanciulla vestita di bianco, quale sposa di ideali di purezza elevati che racchiudono al loro interno la donna di domani. E poi il dolore tagliente della morte impressa sul volto del Cristo crocifisso, opera questa che rende omaggio al Gesù di Zeffirelli. Continuando, la tenebra con le sue linee verticali a grafite suggerisce l'immagine di una sbarra sopra la luce. Il dolore come la purezza e la bellezza non ha bisogno di null'altro che del suo scarno alfabeto per essere raccontato. Diviene allora finestra sull'incontro con l'altro e tramite con cui pensare e leggere se stessi, la chiave con cui fornire la giusta interpretazione di sé in un mondo sempre più proiettato verso l'esterno e i mali altrui, perché incapace di prendersi cura e concentrarsi sui singoli microcosmi. In questo si ravvisa un tentativo da parte dell'artista Gattalbi di espletare un'azione catartica convertita in dinamico stupore che smuova il fruitore, spronandolo verso nuovi canali ricettivi di ampliamento del reale e verso nuove traiettorie edificanti. Scorrere le opere di Gattalbi equivale a immergersi in un campo di fiori caldi e nuovi. La sua è una pittura armoniosa che incontra l'afflato dei sensi in un tempo in cui si ha bisogno di umanità e di ritrovarsi a guardare se stessi. La pittura di Gattalbi è la lente che mette a fuoco l'identità più intima rappresentata in prevalenza da soggetti femminili che celebrano un profondo rispetto verso l'essenza celata sotto il velluto di azioni e pensieri.

Recuperarsi recuperando il filo interrotto con l'armonia e il richiamo del Bello. È questo il nettare delle opere pittoriche di Gattalbi. Esse sono di incitamento a ritrovare nella classicità un nuovo indirizzo nel viaggio delle mutevoli forme che non potrà mai essere tradotto in leziosa esposizione fine a se stessa e celebrazione del corpo in sé. Esse suggeriscono una forma di ascensione a una nuova narrativa di affinamento non solo estetico, innanzitutto semantico, per tutta l'umanità. Il carattere sfumato delle opere è l'impronta del grande maestro che vive la dimensione palpabile del Reale tuffandolo nel flusso eterno  delle cose. È  un invito a varcare la soglia del sovrasensibile e qui lasciarsi raggiungere dal senso del Tutto.

Leggi: Biografia. Maurizio Gattalbi

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Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli