Non si conosce abilità più rara del riuscire a far ridere. Se il pianto ha bisogno di pochi tratti ben farciti e di una espressione struggente per risultare convincente, altro è la risata.
Eppure, paradossalmente, oggi tutti tra attori e showman, sembrano lanciarsi nella sfida della comicità che raramente riesce a sortire un buon effetto. Un obiettivo reso sempre più difficile dalla realtà odierna per molti versi paradossale al punto da indurre a credere che basti poco a suscitare il riso e ad avvicinare un pubblico sempre più distanziato. La comicità evolve e sulla base dell’abilità tutta personale che sta nel saper prendere poco sul serio se stessi. Più ci si cala nel ruolo del grande personaggio e meno ridere si fa. Abbiamo visto agli esordi del Novecento l'arte della comicità affermarsi grazie a personaggi come Charlotte, Stanlio e Ollio e via di seguito. Saper ridere di se stessi è il punto di partenza per conseguire risultati che portino a una reale e concreta affermazione della comicità. È quanto Mr. Bean ci suggerisce nella misura in cui l'uomo comune si coglie incapace di fronteggiare le situazioni che la realtà sociale stimola e propone. Il disadattamento dell’individuo è un tema feroce se viene associato alla comicità, eppure vincente, come ci dimostra la pellicola muta di Charlie Chaplin, dell’intramontabile e attualissimo Chaplin.
Quanto più si è consapevoli di se stessi, tanto più si riesce nell’arduo compito di far ridere, giocando sulla risposta distopica alla reazione del doppio: io e chi mi vede, soggetto e oggetto. Al di là di quanto detto, l’assurdità della vita che caratterizza determinati soggetti, porta di per sé a sviluppare attitudini che, sapute incanalare nella giusta direzione, diventano fermento nobile di supporto alla comicità. Esistono persone che nascono personaggi e che impiegano ogni sforzo per rimanere se stesse, perché sanno cogliere e portare a frutto la propria eccezionalità. Il comico oggi è colui che sa presentare o raccontare l’eccezionalità sempre più introvabile e incomunicabile, tramite un supporto recitativo e scenico assolutamente concreto e riconoscibile. La nostra è un'epoca già astrusa di suo, contraddittoria e lacerata nei principi più veri e forse in un mondo siffatto, quanto più ci si inserisce nel quadro della complessità, tanto meno si riesce nella comicità. Questo in generale e non di certo a proposito del personaggio a cui mi rivolgo.
Sasà Savino è di per sé l’eccezionalità impostata sull'eccezione, in quanto lui come persona si configura con una storia diversa rispetto ai tanti anonimi. È un vero comico e questa sua capacità di indurre a far ridere non è frutto di alcun artificio, ma di un'attenta evoluzione partita tempo addietro, di chi lui è realmente. Nella società di oggi composita e ricca di ossimori, egli è e rappresenta la poliedricità di più contenuti che si incastrano tra loro senza attriti. La complessità del comico Sasà non nasce da un quadro esperienziale di conflitti o da un’indole turbolenta. Egli è il pacifico adempimento di se stesso, complice la fede che si porta dentro dall’ingresso in questo mondo. La follia che pertanto spesso contraddistingue sottoforma di sua genialità il comico, in Sasà ha partorito una predisposizione all’apertura verso l'altro in forma genuina, unica al punto da diventare rappresentazione essa stessa di una innata comicità che ben si amalgama agli altri aspetti della sua persona. È interiormente ricco Sasà, e il suo frastagliamento ricorda la fluidità dell'acqua in cui le increspature delle onde si appianano le une nelle altre, senza conoscere angoli o lame radenti. Egli è in un mondo di finzioni come pochi sanno essere, perché poco vicini a se stessi. La naturalità che Savino si porta dentro, è il punto di forza che lo pone in un rapporto empatico col mondo, senza forzature o incrinature. In lui assenti sono le ombre sparse da chi ha la presunzione di affermare se stesso. L’approccio fluido alla realtà congiunto a una sana e responsabile conoscenza della sua persona, porta Sasà ad essere un abile ballerino. La danza è uno di quei tesori che ha dentro dalla nascita e chi gli permette di animare in un rapporto simbiotico di corpo e sostanza interiore scene e momenti altrimenti muti e noiosi. È un trasformista che possiede la sinuosità del serpente e l'eleganza dell'acqua che scorre in pianura scevra di ogni esigenza di predominio. Senza volerlo, rapisce la scena come pochi sanno fare e questo è un pregio che gli va assolutamente riconosciuto. Ballerino, attore, showman, presentatore grazie anche alla sua bella presenza e alla conoscenza e padronanza che possiede di se stesso, Sasà è riuscito a imporsi anche negli ambienti della moda e dello spettacolo a tutto tondo, come opinionista, figura competente di supporto a serate di galà, a sfilate e ad eventi celebrativi di ogni tipo, manifestando la propria versatilità che si traduce anche nella capacità di mettere a proprio agio gli altri tra colleghi, spettatori e concorrenti. Per questo è amato e cercato, anche in virtù dell'effervescenza creativa che non occorre rifinire, in quanto splende di quella specialità che è conosciuta come vero talento.
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