Il virtuale è una realtà a disposizione di tutti, irrinunciabile e imprescindibile ma al tempo stesso ancora inesplorata. Le potenzialità che riserva sono al vaglio del comune cittadino che, in base alle proprie necessita’, lo vive come un mezzo necessario all'espressivita' ed emancipazione della propria creatività.

Tra coloro che attribuiscono al virtuale un valore di completamento alla propria attività artistica è sicuramente Fabio Podestà, sceneggiatore, che ha pensato bene di diluire la sua serie Segreti di carta in piu’ puntate, al momento 264, pubblicandole online.
Fabio, come nasce la tua passione per la sceneggiatura?
“Sicuramente da ragazzo, dopo il diploma. Quando studi, sei obbligato a utilizzare la scrittura e le parole e questo senso del dovere in me ha offuscato la potenzialità che esse possiedono, potenzialità che ho scoperto solo dopo il percorso di studi. Mi ha aiutato in questo l'esperienza di ascolto di un programma della radio locale a cui partecipavano diversi speaker miei amici. Ognuno di loro aveva e rilasciava al programma la sua impronta particolare ed era come se narrasse una storia. L'insieme di queste storie ha costituito il punto di partenza per il mio lavoro di sceneggiatore. Le prime esperienze sono state raccontini gialli in cui ho inserito i loro nomi.”
Molto bello come slancio iniziale, Fabio. Come sei diventato blogger?
“In un certo senso lo sono diventato per necessità. Purtroppo il trasferimento delle mie puntate alla rete incontrava spesso problemi nell'applicazione, allora ho pensato bene di aprire il blog collegato al mio profilo di Facebook.”
Fabio, sfogliando i dialoghi della tua sceneggiatura “Segreti di carta" colpisce la semplicità e immediatezza che li rendono quasi fotografici. Sono i personaggi a ispirare i dialoghi o viceversa?
“Direi che s'influenzino a vicenda. Purtroppo il lettore non coglie il lavoro, lo studio, la fantasia che vi è dietro e vede solo il lavoro finito. Io scrivo sui quaderni e poi inserisco i dialoghi in rete.”
È bello, Fabio, che tu abbia conservato la manualità nella stesura dei tuoi lavori. Come questi si articolano?
“Le mie sceneggiature sono molto varie nella trama e nell'avvicendarsi dei personaggi. In ”Segreti di carta" sono tante le vicende. Le prime sei serie vedono protagonista una famiglia molto ricca. Poi, morti i personaggi, ho in un certo senso ricreato la storia e cambiato i soggetti in gioco.”
Ti consideri un sognatore?
“La sceneggiatura è una forma d'arte e chiunque crei arte è un sognatore. Anche io lo sono, ma cerco di mantenere sempre i piedi per terra.”
Sicuramente. C'è un messaggio annidato dietro i tuoi dialoghi, che cerchi di comunicare?
“Il mio messaggio è quello di rendere palese ciò che so fare. È il mio lavoro scrivere sceneggiature e cerco di essere trasparente il più possibile.”
Fabio, sorprende la tua schiettezza che con disinvoltura evidenzi nei tuoi lavori. Non e' da tutti essere trasparenti in un mondo cosparso di lati oscuri. A quale pubblico ti rivolgi quando scrivi?
“Io personalmente non ho un pubblico ben definito. Le mie storie sono varie, di conseguenza lo sono anche i lettori.”
Tu sei uno sceneggiatore di professione. Ci sono registi che hanno attinto alle tue sceneggiature per i loro film?
“Onestamente non lo so. Tempo fa mi fu chiesto di collaborare come sceneggiatore a una miniserie, ma ho rifiutato per non sacrificare il mio blog. A breve partecipero’ a una miniserie sul web a cui parteciperanno attori conosciuti e meno noti perché mi piace una collaborazione a più livelli rivolta a tutti coloro che sanno recitare, non necessariamente attori famosi.”
Fabio, il tuo è un lavoro che invoglia a sognare. Allora io ti chiedo, e’ più importante sognare o far sognare?
“Indubbiamente per me è più importante far sognare con le mie storie che comunque si mantengono su un piano di concretezza, in quanto legate alla realtà. Io non scrivo fantascienza, bensì attingo a vicende di tutti i giorni.”
Ultima domanda. Per te che scrivi che cos'è l'amore?
“L'amore per me è tutto e il contrario di tutto. Non c'è una definizione dal momento che puo’ essere buono o cattivo. L'amore ti spinge a fare cose impensabili, porta alla ribalta il lato della tua persona sconosciuto e indesiderato. Puo’ essere crudele nel momento in cui ti spinge ad uccidere, facendoti perdere il contatto con te stesso.”
Interessante questa definizione in linea con quanto tu racconti nel tuo blog. Forse è proprio per quanto tu hai detto e illustri con i tuoi lavori, che per te l'amore non può avere una definizione. Esso rimane il mistero più alto finanche per se stessi. Eccessivamente sincero come tutti i tuoi scritti capaci di indurre a riflettere, al di la' del bene e del male.