È opinione diffusa che nella realtà odierna si stia disimparando ad ascoltare. L"uso spasmodico delle piattaforme social esaspera il senso di protagonismo che vede responsabile in prima linea il culto dell'immagine.
Il computer è entrato prepotentemente in ogni ambiente della quotidianità contrastando usi e costumi della tradizione e aprendo la strada a frontiere e orizzonti ancora dalle inesplorate potenzialità. L'egocentrismo e il forte individualismo incalzati da una sempre più globale politica consumistica portano come conseguenza a una diffusa condizione d'isolamento per la paura di non sentirsi accettati. L'immagine falsata, l'immagine avulsa dal concreto e dalla sostanza hanno esacerbato la sottocultura dell'apparire slegandola da ogni supporto di concretezza.
Il mondo Cyber per l'uso irresponsabile che se ne fa, e’ la causa scatenante di adescamenti e omicidi che compongono il mosaico complesso delle attuali pagine di cronaca nera, e ci sottrae a una critica giudiziosa sulle positività addotte invece da un uso corretto del computer e dei nuovi sistemi social. Tra queste è da annoverare la facile reperibilità di contatti costruttivi fino a ieri impensabile.
Piu’ che di chiusura al mondo bisognerebbe oggi parlare di una nuova modalità di approccio che permette a chi si sente isolato di entrare in sintonia con nuovi ambienti a lui maggiormente consoni. Più che di essere visibili, oggi abbiamo la necessità di sentirci ascoltati perché sono il pensiero e ciò che fiorisce nell'anima a renderci unici e dissimili dalla massa.
L'intervista di oggi vede protagonista il regista Giuseppe Cossentino che sul tema dell'ascolto ha impostato la sua attività culturale e professionale, trasgredendo ai parametri di riferimento seguiti dai suoi colleghi impegnati in fiction e serie televisive.
Regista Cossentino, come nasce L'idea dell'audiodramma “Passioni senza fine 2.0"?
“Il progetto nasce e viene subito realizzato su carta nel 2010, ma e’ il 28 febbraio del 2011 Che parte la webserie scandita in 126 puntate senza alcuna interruzione, affermandosi cosi’ come la serie piu’ longeva del web in assoluto. Certamente non si tratta di un prodotto radiofonico statico, in quanto sempre aggiornato e al passo con i tempi e con l'attualita' a cui è indissolubilmente legato. Il grande restyling è avvenuto nel 2018 con l'inclusione all'interno del cast di attori italo spagnoli.”
Lei è una persona che trasmette positività, quanto di suo c'è in questa webstory?
“Di mio c'è tanto. Già il fatto stesso che la definisca “radiodramma" un termine ormai in disuso e sostituito con il moderno “audiodramma" fa capire il taglio personale che ho dato alla mia opera nata da un'esigenza ben precisa, ossia di abbinare un prodotto artistico e mediatico a un prodotto culturale. Oggi, ahimé, la cultura latita ovunque, specie in tivu', dove prevalgono le trasmissioni d'intrattenimento”.
Dalla sua risposta s'intuisce il bisogno di far incontrare la tradizione rappresentata dal recupero della definizione “radiodramma" con l'innovazione e la tecnologia. Lei pensa che nel tempo le webstory potrebbero sostituire le fiction televisive?
“Io penso proprio di sì, sta già accadendo.”
A parte i costi ammortizzati, quale altra ragione spinge un regista a realizzare una webstory?
“Le ragioni che hanno spinto me. Il bisogno di sentirsi svincolati da ogni tipo di condizionamento, e per chiunque sia interessato a fare cultura, questo è un punto fondamentale. Chi lavora nel mondo dello spettacolo oggi deve sempre misurarsi con le istituzioni che obbligano a determinate scelte nei contenuti. L'ingerenza della politica nel mondo televisivo indirizza verso la spettacolarizzazione che altera la percezione della realtà, educando il pubblico, o meglio diseducandolo attraverso messaggi rivolti alle banalità. La televisione oggi non vuole far pensare, e io per mia scelta mi muovo controcorrente.”
Cosa rende unica “Passioni senza fine 2.0"?
“Essa riflette il periodo d'oro del radiodramma, ascrivibile a quarant'anni fa. Ci sono tutti gli ingredienti del melodramma a sfondo sociale che sarebbe bello ritornasse in auge. Io coniugo la tradizione di recupero, per quanto riguarda il genere di programma, con la modernità dei contenuti, attingendo a temi di attualità. Ne consegue un prodotto sempre aggiornato e legato alla realtà. Nel mio radiodramma presento la società di oggi in tutte le sue sfaccettature senza tralasciare questioni legate alla fluidità di genere e l'acquisizione dei diritti dei trans nella nuova configurazione della società attuale. Questi argomenti mi stanno molto a cuore perché sono l'evidenza di una società in trasformazione che va accettata. Le prossime puntate riguarderanno le famiglie arcobaleno perché entrate a pieno diritto all'interno della struttura sociale odierna.”
Lei nella sua webstory illustra e racconta il reale. Per fare cio’, di quali strumenti si serve?
“Gli strumenti che utilizzo sono gli stessi che utilizza chiunque si muova nel mio stesso campo. Una sala di registrazione, un microfono necessariamente. Un tempo c'era la figura del rumorista che inseriva i rumori e i suoni. Oggi qualsiasi suono viene ricavato dal computer e la figura del rumorista è scomparsa.”
Gli attori di oggi sono ben disposti a lavorare in un audiodramma?
“Certo! Io personalmente accetto solo professionisti che abbiano alle spalle lunghi anni di recitazione, in quanto do una grande importanza alle teniche recitative, all'impostazione della voce e alla dizione. Sono molto esigente in questo e infatti dispongo all'interno dello staff della figura del vocal coach, il signor Da Motta, che segue ogni attore consigliandolo su tutto. Le nuove leve collaborano molto volentieri perché imparano dagli attori più grandi.”
Regista Cossentino, secondo lei oggi si sta tornando a recuperare l'importanza della voce? C'è un certo ritorno d'interesse da parte dei giovani all'ascolto? O l'immagine è tutto?
“L'interesse c'è ed è anche questo a stimolarmi. Certo come in tutti i campi, l'interesse va educato. Oggi esistono varie piattaforme nel web, come Netflix, Amazon... I prodotti spesso sono ripetitivi e se non si propone qualcosa di nuovo, si va a fondo. L'internauta oggi non va più tanto alla ricerca del sensazionale, quanto del sensato ed è proprio su questo dettaglio che io mi distinguo dagli altri colleghi. Io sono un purista della lingua italiana. Voglio che i miei attori si esprimano al meglio e questa mia esigenza trasferita nel reale comporta una selezione del pubblico. Il mio radiodramma è seguito molto all'estero da chi vuole perfezionare l'uso dell'italiano e questo gioca a mio favore. Proprio su questo aspetto una laureanda nel 2014 scrivendo la tesi sul radiodramma, mi ha menzionato scrivendo che il radiodramma in passato ha avuto successo e oggi sta recuperando consensi grazie a Giuseppe Cossentino che lo utilizza nel web.”
Una grandissima soddisfazione, per lei. Ritornando al pubblico che la segue, è composto anche da giovanissimi?
“Il pubblico che segue il mio radiodramma è variegato, con.una media di 15000 ascoltatori a puntata e con picchi di 36000. Anche l'età e’ varia, va dai 15 anni in su. I giovanissimi sono quelli che mi seguono di più, data l'attualità degli argomenti.”
E questo è un dato sicuramente rassicurante, perché oggi c'è la tendenza a farsi ascoltare e non ad ascoltare che invece educa a cogliere e cogliere se stessi attraverso le parole degli altri, e non ultimo ad accogliere.