Come ho già specificato, è nella dimensione corale indotta dal caos il punto di forza della 'ndrangheta che si esprime nella centralità della figura materna la quale, come ricorda lo stesso Gratteri, incita alla violenza i propri figli.
Il fenomeno mafioso è andato consolidandosi e assumendo la configurazione attuale con l'Unità d'Italia intesa dal meridione non come il risultato di un processo storico avvenuto spontaneamente, bensì come un'imposizione esterna esercitata con la forza.
I briganti sarebbero gli antesignani dei mafiosi attuali. È tipico di una cultura dominata dal caos far seguire di risposta a una condizione repressiva, altra oppressione esercitata a danno dei più deboli. Un discorso a parte merita la Sacra Corona Unita pugliese, nello specifico salentina, che si sarebbe costituita sulle basi della figura del Massaro, colui che sorvegliava e coordinava l'operato dei braccianti agricoli.
Il massaro, rappresentante di fiducia del signore del latifondo, assume nel tempo un ruolo autonomo che lo carica di ulteriore responsabilità e nello stesso tempo di autorevolezza che esercita con prepotenza sui suoi sottoposti, in particolare contadine e minori.
Le masserie che oggi ammiriamo da turisti per la loro architettura specifica, sono state in passato luoghi di truce violenza a scapito delle donne, che culminava nella ius prime noctis, usanza pienamente medievale che si è evoluta nel tempo e ha portato al fenomeno del caporalato agricolo.
La scarsa asperità del territorio pugliese non ha consentito alle mafie locali di evolversi ulteriormente, cosa che invece è avvenuta in Calabria e in Sicilia e in Campania e in Sardegna con l'Anonima Sarda. L'unica eccezione è rappresentata dalla mafia del Gargano favorita dell'entroterra montuoso.
Il forte individualismo della cultura mafiosa barese ha consentito la fioritura di microrealtà criminali spesso in lotta tra loro e incapaci nel contempo di coalizzarsi e di accrescere la loro potenza oltre i confini territoriali di pertinenza.