Nel pieno rispetto dello spirito de “La Galleria”, Pedrito ha messo a nudo i tratti più nobili della sua anima, rivelando il forte sentimento affettivo che lo lega al borgo amanteano. Qui infatti, l’artista ha vissuto la sua infanzia, un’infanzia che profumava di vita e colori, raccontata con discrezione e maestria dalle sue opere.
Gli scorci da lui ricreati tramite la vena costruttiva dei ricordi, evocano un passato lontano dall’odierna quotidianità, eppure così vivo nell’anima. In Pedrito il ricordo si fa presenza, non mancanza, né tantomeno assenza, bensì lacerante compagno del presente che ne viene nutrito.
Il distacco da ciò che è stato non permea le sue opere, né vi è di esso eco alcuna nel momento in cui il ricordo prorompe nel presente disincantato dall’irruenza invasiva del progresso che fa della tecnologia il suo portabandiera.
L’eloquenza maestosa degli angoli del centro storico ritratti dall’anima del pittore Bonavita porge l’illusoria scena di ciurme di bambini che felici rincorrono il pallone per i vicoli, stradine sempre in festa, allietate dallo spirito della condivisione che oggi, ahimè, viene a mancare.
Giocate a carte sotto i portici rinvengono citate dalla spinta del ricordo che apre ferite laceranti nel momento in cui si confronta col presente, vere e proprie finestre sull’anima evidenziate dalle pennellate rosse, tracce dell’implacabile fluire del tempo che il vento, cigolando tra le crepe, rievoca.
La maestosità delle riprese pittoriche incalza il mortificante silenzio dell’abbandono interrotto o meglio, cadenzato dal muto fragore della luce dei lampioni che accende fantasmi di ricordi in chi, in questo caso il pittore Pedrito, è in grado con la sua arte di ricondurli alla vita.
L’artista in questa sua personale ha superato se stesso, nella dinamica esplosiva che ha infuso nello studio sul tempo. Guardando le opere esposte, si avverte quasi il brusio delle donne sui balconi, mentre stendono o ritirano i panni testimoni dell’identità di chi li indossava.
I centri storici calabresi e meridionali in genere esprimevano anche questo, in un’epoca in cui dentro la povertà era racchiusa altrettanta ricchezza. Una struggente nostalgia coglie il visitatore che incontra, disteso sul letto antico, un paio di jeans testimone della vita faticosa, anche se gioiosa, che negli antichi borghi si consumava.
Ciò che ridonda di passato, porge il sapore della storia disciolto nella nenia del vento e nel lamento delle onde che sussurrano all’animo di chi si lascia da esse trasportare.
Dott.ssa Ippolita Sicoli (Specializzata in Antropologia, Eziologia, Mitologia e Discipline Esoteriche)
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