La rivelazione e la trasfigurazione della terra come regno della dimensione ctonia avvengono attraverso l'immagine della sposa. La neve come visione di purezza lega la terra al cielo.
I fiocchi bianchi ricordano i merletti e i veli della sposa. La Sposa come dice la parola stessa, è colei che dà la risposta e risolve ogni enigma. Risolve i misteri racchiusi nell'alveo della Natura e ai quali la ragione non riesce a fornire spiegazioni.
La sposa è l'acqua che si getta con violenza e assume un colore bianco quasi solido. La troviamo in Umbria ma non solo, con l'associazione al velo che scendendo dal capo copre e purifica. La sposa è colei che porge la luce all'uomo, nutrendo nel suo ventre fino alla nascita i frutti del matrimonio.
Il bianco della sposa diviene soglia sul mondo invisibile attraverso la luna non di rado rappresentata con vesti nuziali. Diviene la veste del rito, immagine che la consacra alla buona protezione e si contrappone alla luna nera. Luna e fiocco di neve ci introducono all'energia femminile che viene offerta al mondo al quale si lega con riti di purificazione.
Attraverso la neve l'incontro tra la luce magica della dea e quella relativa al Padre Celeste viene sancito. La Diade si ritrova ad essere riconfermata e viene resa manifesta al mondo.
A San Fili, centro affascinante e dai risvolti enigmatici del Cosentino, la dea Ecate viene riproposta e tramandata dalla figura della Fantastica e della Sposa che eufemizzano i caratteri primitivi della dea ancestrale. Da qui la tradizione delle magare a parlarci delle trame ingegnose insiste nel sistema vitale che regge la Natura. I boschi che rivestono di manto i territori montuosi dando vita a uno spettro di colori davvero suggestivo nei mirabili esempi di biodiversità e di rocce, ripropongono attraverso l'intreccio dei rami inestricabili l'immagine della filatura presente come tema identitario che ha indirizzato l'economia del luogo con la coltivazione dei gelsi e l'allevamento dei bachi per la lavorazione e tessitura della seta. Come spesso succede con il radicamento delle sovrastrutture di tipo patriarcale e per mezzo del processo psichico di conversione ed eufemizzazione i luoghi tributati alla presenza ancestrale della dea madre sono riscattati nel loro mistero ctonio e fatti risplendere nella prospettiva della verticalità della luce. Di questo processo ci parlano anche i simboli all'interno delle chiese, chiari esempi del radicamento del Cristianesimo sulla preesistente sensibilità pagana. Nonostante l'impronta di riconversione dell'antica tradizione preellenica in religiosità cristiana attraverso il ruolo cruciale di San Francesco di Paola patrono di San Fili, numerose sono le tracce che riconducono al lavoro laborioso della dea Madre per tramite della figura della magara. Nonostante a costei si attribuiscano legamenti e fatture, questa figura femminile possiamo accostarla alla curandera che intercettando l'energia dei luoghi e adoperando la conoscenza delle piante, tramandatasi di madre in figlia per generazioni, riesce a preparare tisane e decotti come l'acqua della salute purificante e rilassante a base di rosa canina, tiglio e menta severamente raccolti in loco.
Il vetusto castagno denominato Guardiano, dall'alto dei suoi 500 anni e col suo tronco rigido e possente ci parla della forte coesione nell'immaginario primitivo tra la pietra e la roccia e il mondo arboreo.
Il suo "volto" richiama il bifrontismo di Giano, proprio dell'arcano della Natura, capace di risolvere quanto è illusorio e di conservare quello che è il Principio, andando a scardinare ogni apparente conflitto.
Si ringrazia l'Antoior travel nelle persone di Alessandra Porto e Antonella Iorfida tour operator e di Serena Palermiti geologa per la straordinaria esperienza immersiva oltreché di trekking urbano che domenica primo dicembre ci ha portati ad entrare in stretto contatto con la realtà magica di San Fili. Un'esperienza completa e totalizzante che ci ha permesso di approcciarci a un territorio che non smetterà mai di sorprendere e che troppo pochi ancora oggi conoscono davvero.