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Calabria e Candelabro. Lo spunto da cui tutto è partito
Qui è tutto un rigoglire di bellezza. Un trionfo sulla fuliggine delle ombre che pure giungono. Calabria ha un sordo sentire che si rende traccia di ineffabile amore. Nel nome ricorda Candelabro, per il sapore antico che avanza con uno strascico di seta bianca, su per la scala di un sobrio palazzo.
Candelabro è il mezzo che espande una soffusa luce. Candelabro è un omaggio al sacro altare delle anime care, all'interno di un inviolabile spazio racchiuso. È l'imponenza snella che sorregge e sfinisce in cima con la chioma di fiammella. È il mezzo atto a produrre ombre che sono l'evidente risultato di un'essenza che sfuggendo si afferma. È l'impalpabile veduta che splende su un dipinto che si può solo accarezzare con gli occhi. È il Candelabro omaggio e servizio riposto nella sensibilità che accende lo sguardo e lo lascia adagiare sui cieli. E' il confine inarrivabile della terra che si protende sul mare e ha le spalle avvolte in un mantello di velluto. È la donna che compare nella foto ingiallita e che porta su di sé un cesto di primizie. È l'orientamento dell"oscurità che guarda verso la sua scaturigine e la nasconde per proteggerla,
Non c'è terra che più di questa contenga l'intenzione di custodire e tramandare con ogni voce. Perché quanto ogni giorno i nostri occhi toccano, non possa mai rivelarsi abbastanza. E' qui, in questo sforzo immane di voler di continuo dare voce a racconti e simboli, il libro chiuso di questa terra che tace. È il Sacro che rifugge la narrabilita' e come un fauno inquieto va a nascondersi dietro un albero. Ti volti e già non lo vedi più. È miraggio che suscita l'immaginaria vocazione ad afferrare e che qui si siede, tra fogli e fogli di cadute che mostrano di volta in volta il volto fiero di Diana.
È il lare che prego ancora quando varco la soglia di un casolare antico in cui giacciono strati di ombre. È la falcata danzante della contadina in un bozzolo di luce con la gallina che depone le uova nello spazio riservato dell'aia a cui si accede ogni mattina. In un silenzio di velluto, nell'inveramento perpetuo di un rituale antico. Anche la polvere è brusio di sommessa voce. È il canto delle fate nel giaciglio, che riposano stanche ma belle. È la voce persa della donna alla fonte che continua a cantare, nonostante gli anni.
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze.
Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.