Ripensare il mondo, dovrebbe essere questo il compito dell'Arte. Ripensare il mondo per renderlo più mondo di questo, dovrebbe essere al centro dell'impegno di ogni forma espressiva, nonché di quella teatrale. Un mondo diverso, più autentico e libero da ogni logica del compromesso, come solo lo sanno vedere i bambini è nelle prerogative di un certo tipo di teatro, lontano dai riflettori.
Ripensare il teatro partendo da sé stesso è nella visione più matura delle forme d'arte del Novecento. Un teatro concepito per dare voce e spazio agli emarginati e che sapesse guardare al dolore muto, silente di chi non ha voce. Era questo che intendevano i drammaturghi del secolo scorso, senz'altro anche attori e un po' filosofi e un po' combattenti e che pur essendo considerati grandi, rimanevano sempre ai margini di un mondo troppo cattivo per essere definito tale. È stato possibile pensare un teatro che fondesse crudeltà e medicina al contempo e che riproponendo scene del dolore quotidiano, riuscisse ad aprire squarci di feroci quanto strabilianti crepuscoli.
Quando si è umani davvero?? Quando ci si allontana dall'oggi e ci si avvicina il più possibile alla libertà pronunciata con poesia e altresì autentica bestialità, insite e proprie della Natura. L'uomo è parte della Natura ma forse non lo è più. Non lo è più da sempre e ancora più da quando ha iniziato a dimenticare la sua umana sensibilità partendo dalle cose semplici, delle quali oggi non si sorprende più nessuno.
Il Teatro ha iniziato a nascere e a morire con la seconda Rivoluzione Industriale, con l'epopea di una borghesia sempre più rampante e totalitarista che andava sostituendosi al regime, acquisendone impronta e potere. Ha iniziato a nascere e a morire quando ha incominciato a camminare guardando al tempo di ieri e di quella fanciullesca gioia che voleva contemporaneamente alla nascita ai grandi palazzi d'opera, vivere a contatto con la gente semplice, quella vera, capace di resistere e di trovare una ragione alle guerre del mondo. Non si può comprendere Brecht senza tuffarsi nei tagli lasciati nel tempo dalle due guerre mondiali. Lo si comprende se si è capaci di tastare con mano i paradossi ai quali la cattiva civiltà ci ha portati. Ma il mondo è sempre stato così, è vero. Ma dal secondo dopoguerra ha incominciato ad esserlo ancora di più. Rimboccarsi le maniche si è reso necessario insieme a una nuova logica che attingesse forza e volontà dal proprio malessere interiore. Non si può concepire l'uomo come tale se non riconiugando il dolore e la volontà di rinascere con la Bellezza, che vuole dire recuperare il paradiso perduto quale insieme in seno alla Natura. Ed è stato proprio questo il discorso che stasera il trio teatrale di Formia "Teatro di Bertolt Brecht" ha presentato a Belmonte insieme a un progetto teatrale che ha rilanciato nel ricordo la bravura e la semplicità di Paola Scialis, artista a tutto tondo scomparsa per volontà del Cielo e di un inconcepibile destino.
La fiaba rappresentata I suonatori di Brema raccontano dei fratelli Grimm ha riportato a guardarsi negli occhi bambini e adulti, grazie ai due attori protagonisti, veri artisti di palcoscenico. Si avvertiva l'impronta del teatro brechtiano in una veste interpretativa felice, nuova ma al tempo stesso molto rispettosa nei confronti dei contenuti. La scioltezza espressiva del corpo, che incontrava quella del canto e della voce ha sottolineato il significato della definizione di Teatro che non può prescindere dal rumore della strada. Gli attori hanno così dimostrato che il teatro di strada non è un sottogenere del Teatro di palazzo, ma la vera forma del teatro stesso e di chi vuol farlo coinvolgendo tutto sé stesso, divertendo e facendo divertire con profondità e intelligenza il pubblico.
Divertire formando e formare divertendo senza alcuna pretesa pedagogico didattica. Con questa intenzione nel cuore che scalda gli animi "Il teatro di Brecht" ha portato il proprio modo di essere e di fare rappresentazione in Africa, allo scopo di regalare sorrisi a quei bambini sfortunati che sanno donarci la vera visione del mondo.