Il richiamo della Restanza nella cultura degli abbandoni
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Il richiamo della Restanza nella cultura degli abbandoni

Cultura Calabra
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Il richiamo della Restanza nella cultura degli abbandoni
Il richiamo della Restanza nella cultura degli abbandoni

 

Al tempo d'oggi ricordiamo San Nicola da Bari e lo veneriamo perché ponte tra il Mediterraneo e i popoli a noi lontani. Una funzione questa di ponte sacra all'umanità antica e che noi oggi disconosciamo.

Si sente parlare infatti e se ne fa un abuso enorme, di accoglienza e integrazione, dimenticando, parteggiando per l'una o a seconda per l'altra civiltà, che dietro queste parole indiscriminatamente esistono forme bieche di autoritarismo e di americanismo. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in poi per Americanismo si è inteso un modo di concepire lo sfruttamento dei deboli dietro parvenze di solidarietà che considerano anche armamenti e finanziamenti bellici. Per quanto lontani dall'Atlantico, lo sfruttamento all'americana lo ritroviamo a Dubai e nell'estrema Cina, andando ben oltre il discorso di sovranismo e di fede religiosa. Non dobbiamo credere che l'ondata di conversione islamica perpetrata con la forza, sia una risposta all'ingerenza americana che va ficcando il naso dappertutto, fomentando guerre e instabilità politico economiche anche in quelle realtà ben al di là dei suoi confini.

Islamismo e Americanismo oggi vanno a braccetto e lo vediamo nelle politiche di invasione via mare che marcano le nuove rotte migratorie. L'Americanismo paradossalmente lo ritroviamo in Cina nelle politiche Green che inquinano più delle terre dei veleni, e nello sfruttamento del territorio attraverso la nuova frontiera dell'ecosostenibile.

Non esistono ponti ma stati cuscinetto in procinto di crollare anche loro dietro le continue pressioni dei più forti. Immigrazione e invasione sono il contrario della protensione reciproca che assume i connotati concreti di ponte tra i popoli. L'invasione non è solo di muraglioni umani che salpano da spiagge lontane per approdare alle nostre sponde. L'invasione oggigiorno è offesa in ogni sua accezione, anche sul fronte della Natura. È e forse più di tutto, avversione al territorio attraverso l'installazione di campi eolici, antenne che come funghi spuntano dall'oggi al domani, disperdendo fitte maglie di onde elettromagnetiche che, nonostante le propagande fasulle a sostegno, si sa bene quanto siano nocive ad ambiente e salute. Lo stesso dicasi per il fotovoltaico che convoglierebbe l'energia solare a consumo pressoché zero.

Da tutto questo, restando in argomento, non ci salva l'economia a chilometro zero. Non esiste più il biologico e forse tra interramenti di ogni genere e discariche abusive non è mai esistito. Di controtendenza però all'abbandono delle campagne a cui spesso si viene costretti attraverso ricatti e contributi irrisori allo scopo di consentire l'installazione di parchi eolici e fotovoltaici, questo laddove non vengano sottratti con prepotenza i terreni alla proprietà legittima, esiste il ritorno all'economia di sussistenza. Esempi degni di nota li troviamo in Calabria dove alla forsennata immigrazione di giovani verso Nord degli anni Ottanta e Novanta, sta subentrando una cultura di rientro e attaccamento alle radici. Complici di tutto questo l'insicurezza delle metropoli del Nord ormai terra di nessuno, e il continuo aumento di spese di affitto e costo della vita, a cui fanno di contraltare stipendi da fame.

Meglio rimanere nella propria realtà allora ed ecco che il termine Restanza coniato dall'antropologo Vito Teti inclina a nuovi indirizzi di vita. Nei comuni calabresi i cui territori sono infestati di campi eolici, la neocultura della Restanza ha dato adito ai giovani di recuperare le tradizioni proprie da concertire in nuove forme di investimento redditizio. San Floro, Borgia, Girifalco e Maida nel catanzarese stanno risperimentando la cultura dei grani autoctoni così come il ritorno all'allevamento dei bachi da seta. Quest'ultima antica realtà territoriale, che sta richiamando sempre più giovani, aprendo nuove tratte a un tipo di turismo alternativo a quello fragoroso delle località balneari, e sicuramente più accattivante.

Il ritorno alle campagne si riscontra anche in altri luoghi dal paesaggio fiabesco della Calabria, come ad esempio Longobardi che affaccia sul Tirreno. Qui solo cinquanta anime abitano il centro storico molto curato dalle autorità locali e molto apprezzato dai visitatori anche stranieri. Cinquanta abitanti soltanto, di contro ai duemila di contrade e campagne non più popolate solo da vecchi che vivono sulla loro pelle l'esperienza mortificante dell'abbandono, ma da tutti quei giovani decisi a restare già da studenti, grazie anche alle università della Calabria che non sono seconde a nessuna.

Ippolita Sicoli
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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