Non sempre chi è figlio o nipote d'arte, soddisfa le aspettative del pubblico. Non sempre chi è nipote di penna di un grande maestro quale potrebbe essere Andrea Camilleri, il più grande narratore siciliano contemporaneo, viene collocato sullo stesso piano di colui che lo ha preceduto.
È una constatazione questa, che pervade ogni terreno espressivo.
Tra i promettenti narratori capaci di esprimere la propria luce c'è Arianna Mortelliti, docente di Biologia al suo esordio narrativo col romanzo dal titolo di per sé originale e disinvolto "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni." Il titolo con una punta di ironia richiama a tutti noi il nonno che abbiamo amato anche attraverso il personaggio del commissario Montalbano.
Siciliana dunque di origini e residente attualmente a Roma, Arianna Mortelliti ha presentato il suo romanzo in Calabria, in un'atmosfera friendly e allo stesso tempo di stile. Patrocinata dalla Federiciana Università Popolare e dalla persona del Rettore Magnifico prof. Salvatore Maria Mattia Giraldi, la serata si è svolta all'interno della Sala Blu del rinomato ristorante pizzeria Divina sito a Fuscaldo Marina.
La conduzione dell'evento è stata affidata a un brillante Salvatore Lo Piano direttore e docente di Scienze dello Spettacolo della Popolare Università Federiciana. Moderatore e intervistatore, non ha mancato di trascinare in modo coinvolgente l'attenzione del pubblico attraverso domande che hanno permesso alla scrittrice di toccare i punti più salienti della sua opera, fornendo di essi un risvolto introspettivo e psicologico.
L'agonia di un proprio caro si rende occasione per i presenti di aprirsi a una narrazione personale. Campeggia alla base del tessuto narrativo il legame forte tra Arianna e suo nonno Andrea Camilleri che in coma per un mese ha vissuto i suoi ultimi momenti attraverso il contatto con la nipote. "Io sono stata gli occhi e la penna di mio nonno" ci ha riferito la scrittrice durante la presentazione che è avvenuta in concomitanza del centenario della nascita del Maestro Camilleri. La sua agonia le è stata di stimolo per questo romanzo in cui la figura del vecchio novantenne è di sfondo alla narrazione.
Una scrittura per nulla macabra ma sottilmente congeniata e capace ad ogni riga di lasciar brillare la semplicità e la purezza dell'autrice della quale il nonno dall'aldilà potrà essere fiero.
Memoria e presente dunque s'intrecciano spogliando il racconto di ogni banalità, per riconsegnarcelo lucido nella forma di un' ironica ammissione.
Di accompagnamento e sottofondo l'esecuzione piano e voce di Gabriele Ferraro e in conclusione i saluti del Rettore Giraldi e i commenti esaustivi del prof. Guarnieri.
Una serata questa ora raccontata che ha dimostrato come sia possibile coniugare la cultura del mangiare e del bere senza sacrificare la cultura del sapere.