Un luogo che sembra uno dei tanti, eppure... Ricordo il mare al mio mattino. Spalancavo la finestra e lui mi attendeva ogni giorno uguale ma sempre diverso. Era estate e lui mi aspettava... Sempre lì, al solito posto, a Oliva, dove sfocia il fiumiciattolo quasi invisibile ora d'estate, nel vasto mare. Il ponte della ferrovia e più giù la spiaggia ampia e acciottolata.
Ancora oggi se con gli occhi capito tra le rocce di quel letto, mi assale il profumo del mio salvagente col muso di asinello, combinato all'odore di sale del costume di mia madre. È un tutt'uno che fa trasalire l'immenso.
È sacro quel luogo e trattengo il respiro per non fare finire il treno dei ricordi e quel sospiro lieve e profondo del tempo passato.
Ci sono territori sacri al cuore e agli dei. Porte universali che immettono nella rigenerazione del Cielo. Questo è uno di quelli ed è sacro anche al mio cuore. Il territorio delle radici di mio padre. Ogni albero che si erge immane e silenzioso è un omaggio rivolto a lui e alle figure arcane che riposano ai fianchi di un ruscello che si perde nella notte dei tempi.
Un territorio fragile e franoso che però non manca di cavità e grotte dentro le quali hanno trovato degna sepoltura uomini e donne di primitivi villaggi.
La terra sussulta di mistero e il mare le si siede innanzi, tra giravolte di nubi e capriole azzurre. Spumeggiando tra banchi di pesci e barche solitarie, è l'approdo del mio destino e del mio corso inquieto che altrimenti si perderebbe.