Le ricordo le nostre vecchiette. Tante Mose' col capo coperto e il bastone in mano. Il senale sul davanti e la veste longa. Le vedevi e sorridevi mai con disprezzo, sempre e soltanto con reverenza e rispetto.

Si temevano, come si teme cada uno scrigno antico e vada in frantumi con il suo prezioso contenuto, introvabile e insostituibile. Al vederle non immaginavi avessero avuto un'infanzia, una mamma e un papà. Erano creature misteriose. Comparivano nei campi selvatici all'improvviso o sull'uscio di case antiche e malandate. Non sapevi dire se fossero realmente donne o l'incarnazione dell'ambiente che le aveva figliate lì all'istante, come visioni pure dell'anima di quei luoghi che all'improvviso avevano preso forma. Erano antiche e smarrite nella modernità incalzante. Spiriti tutelari di una tradizione che hanno segretamente portato con sé nella loro estinzione.
Mia zia, la seconda, era una di queste. Era buona, una donnina segreta che aveva il suo mondo e i suoi racconti. Una strega o una fata che amava le sue cose nascoste, quasi fossero il suo nido segreto da cui proveniva e a cui ritornava. Amava i gatti e i suoi erano davvero speciali come la sua religione fatta di alberi, luoghi e pietre antiche. Viaggiava nei borghi limitrofi da sola su vecchi treni, e ovuque andasse, portava sempre se stessa e la sua esperienza fatta di strati e sovrapposizioni, come le vesti che indossava.
Lei era nei luoghi che visitava e quei luoghi penetravano in lei, lasciando che io ai miei ritorni li visitassi.
Questo è il motivo per cui ho scelto di vivere qui in Calabria. Sono passati decenni da allora. Ma la natura agli occhi miei ha sempre quel fascino particolare di chi mantiene la sua ritrosia. Di chi si avvicina sommessamente e poi d'un tratto si ritira, andandosi a nascondere per non essere visto e assalito. Per preservarsi e continuare a vivere nel silenzio. Qui tutto scorre nel silenzio e la campagna profuma di sacro e di quelle vecchie donnine che non si vedono più. Forse dormono tra le braccia di qualche quercia, o sui dossi, tra i tronchi fitti di acacie e eucalipti aspettando che passi qualcuno di molto speciale a cui mostrarsi. A cui comparire.