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Le Palme e il riscatto della felicita' nella via di Cristo
La domenica delle Palme ci insegna che la gioia sulla terra è un sentimento estremamente transitorio. Che è nella normalità cadere nel baratro della disperazione a seguito di una condizione così potente quanto effimera, come la gioia.
La gioia ci lega ai gioielli e all'acquisizione di quanto brilla e luccica ed è nella materia. Gesù viene acclamato e poi dalla stessa folla che ricerca la felicità sulla terra ed è ignorante delle radici risposte in Cielo, verrà tradito e insultato.
Le persone si lasciano comprare per quanto è effimero, e ritorna in questa domenica delle Palme la voce di Gesù che insegna e ammonisce chi lo segue, rassicurandolo di non preoccuparsi di nulla, perché a tutto il nostro necessario pensa il Padre che è nei Cieli. Di non lasciarci sorprendere e intaccare dalle tribolazioni esterne perché la gioia è dei beni materiali. Ci invita quindi a perseguire la via della costanza che ci mantiene ancorati e forti al nostro equilibrio ed è la culla della felicità. L'unica vera che ci porta in Paradiso.
La festa è la gioia. Festa e Fasto vanno di comune accordo. I riti della Cristianità sono della riflessione e del ritorno al Padre attraverso la durezza del percorso che conduce alla morte e poi, tramite questa, alla Resurrezione. La felicità, insegna Gesù il Maestro, è una conquista. È non cedere una volta ottenuta attraverso la meditazione interiore che ci concilia al nostro essere. La gioia è l'aggiunta alla gloria del Padre. È l'esplosione dei fuochi d'artificio al culmine della contentezza. La felicità è quanto tiene in piedi la Diade. È la congiunzione che si ritrova giorno per giorno, malgrado i cedimenti.
Il Medioevo ha costruito il potere della Chiesa attraverso l'inganno di felicità e gioia. L'uomo della gleba era indotto ad essere infelice per sempre, perché martoriato da una visione della fede che lo voleva calpestato e schiavo delle autorità clericali che avevano il potere su tutto. Dietro questo atteggiamento autarchico c'è la volontà di cancellare i riferimenti alla tribalita' dei riti bacchici che affondano le origini nella spregiudicatezza pagana. Nei riti dionisiaci e irriverenti delle tradizioni campestri compare vivido lo spirito di ribellione attraverso la fede nell'irrazionale e nei comportamenti convulsi, tanto condannati dalla buona condotta cristiana.
Gesù muore e si sacrifica per noi. Basta questo a scalzare l'entusiasmo della follia. A sradicarlo dalle viscere primigenie, per cedere il posto alla sofferenza del pianto. L'uomo per le sue colpe e le sue omissioni è costretto a soffrire il doppio delle pene di Cristo. Una concezione che esclude la gioia dal cammino di fede, ma anche la felicità, l'occasione di riscatto per l'uomo dalle sue colpe passate.
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze.
Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.