Se volessimo rappresentare con un'unica immagine "I racconti di mille e una notte" nulla di più appropriato troveremmo del tappeto volante. Questo è l'effigie eloquente dell'immaginazione che crea in rapporto alla stupefacente mappatura del cielo che riproduce i disegni di miriadi di stelle, una scacchiera mobile sul manto azzurro dell'etere.
Non a caso ho parlato di scacchiera che introduce al gioco dello scacchi che in un certo senso rappresenta quello che è l'esempio di intrattenimento più illustre del mondo arabo in cui nulla era concepito come puro passatempo, ma ogni cosa veniva inclinata verso un opera di affinamento ben preciso. L'ozio per come noi lo abbiamo appreso dai latini a seguito dell"otium", era astensione dalla vita pratica. Nella loro struttura di pensiero gli Arabi assegnavano al divertimento un valore di utilità, complice in questo la severità dei loro territori. Il gioco dello scacchi ha affinato il rapporto uomo tempo, dando spazio a nuove forme di alleanza all'insegna della pazienza che significa innanzitutto attesa. Studiare le proprie mosse sulla base di una previsione delle mosse dell'avversario significa imparare a osservare in una superficie piatta che predispone all'omologazione e alla non distinzione, rendendo pigri sguardo e pensiero. La pigrizia è quanto dal mondo arabo è bandita congiuntamente all'usanza di oziare. Proprio il deserto li ha spronati verso il cielo, studiandone i comportamenti. Nel cielo l'arte si compie attraverso l'inclinazione, il declino e il risorgere degli stessi pianeti visibili in un equilibrio nobile che li porta a suddividersi lo scettro della sovranità secondo tempi larghi e spaziosi che sono propri dell'Universo.
La vittoria è nell'equilibrio e nella tempra che colma le distanze nell'uomo attraverso la riflessione e l'osservazione di quanto accade. Sconfiggere il nemico è il risultato di un'ampia prova culturale che tiene conto di una formazione impostata sul senso della misura da computare. Distanza significa avere il tempo per insegnare, riflettere e giocare d'astuzia. Da quest'ultima azione deriva il carattere dell'Arabo di essere baro, ma è questa una deriva della cultura araba riferita all'aspetto commerciale.
Se lo scacchi ci parla del mondo di mezzo in cui siamo, regolato dalle abilità del singolo giocatore che simula la partecipazione a uno scontro bellico, il tappeto volante è slegato dalla solidità piatta della terra e chi vi è sopra acquisisce una visione tridimensionale delle cose che anticamente introduceva all'ambito della magia. Il tappeto volante è il viaggio immaginario di chi slegandosi dalla realtà apparente sviluppa un'altra forma di intendimento che lo porta a organizzare il mondo su altra scala, includendo il respiro del Cosmo. Chi è a bordo del tappeto vola e carpisce definendo un'altra realtà che non è solo propria, in quanto va applicata al mondo e in tale prospettiva possiamo cogliere il legame tra evoluzione della fantasia sul piano personale ed elaborazione algebrica e matematica. È questo un concetto molto vecchio, proprio di tutto il mondo mediorientale. Affidare la creazione e la creatività di Dio ai numeri e al calcolo algebrico. I numeri sono l'alfabeto del matematico e dell'architetto che in altro modo rispetto al pittore o al poeta avverte la presenza di Dio intorno a sé, a cui intende dare uno e più volti, attraverso l'emancipazione nelle forme e nella scultura.
La fantasia è anche conversione algebrica. L'armonia è rapporto di misure nello spazio del riquadro a cui ci si applica. E ritorna il discorso affrontato sul ricamo che dà alla donna attraverso ago e filo la capacità di proiettarsi all'esterno sulla base di una propria armonia.