Il lago da "locus: luogo" e da "lux: luce" è uno specchio d'acqua circolare che rimanda al luogo recintato del Paradiso e all'Eden. Lo specchio che riflette l'immagine è per tradizione di forma ovale, ma inizialmente era piccolo e tondo.
Prima di essere espressione di vanità, essendo d'argento e di altri metalli anche meno nobili, aveva la funzione di introdurre a un'immagine vaga che non poteva perfettamente coincidere in tutto con quella personale. Ciò era di stimolo ad altre sembianze che solleticavano la fantasia, porgendo l'eco di luoghi mitologici o di altri mondi in questo non visitabili.
Lo specchio anticamente tuffava l'uomo nel regno degli dei aprendo a spazi sconfinati che trovavano rispondenza nei Campi Elisi e in altri luoghi magici. Non a caso una superficie d'acqua contenuta e tranquilla viene definita "specchio d'acqua". A mano a mano che l'evoluzione tecnica ha preso piede, gli specchi sono diventati sempre più precisi, illudendo sulla coincidenza tra immagine pura e contenuti. Si è quindi giunti ad accostare lo specchio agli inganni del diavolo e all'espressione oscura e maligna della magia. "Specchio delle allodole" spiega proprio i contenuti ingannevoli che si celano dietro l'ammaliamento del diavolo che secondo le teorie popolari si nasconderebbe dentro lo specchio, rendendolo strumento e simbolo al contempo di vanità e di egocentrico. Di forme di appagamento che escludono il dialogo, sostituendolo col monologo assertore. Precipitare nella propria immagine riflessa è introdursi in un labirinto che non ha alcuna via d'uscita perché privo di un confronto costruttivo. Si resta imprigionati nella gabbia di un'illusione che rimbalza la superficie dell'immagine, impedendo di scendere in sé stessi. Contrariamente al labirinto che è esperienza intima e di un cammino iniziatico comunque sia guidato e assistito, la caduta nello specchio implica la caduta nei regni più bassi, lontani dalla luce. La luce è la superficie di un mondo senza profondità e concepito come buio, che soffoca l'anima.
Se il lago è immagine del cielo e di tutto ciò che è elevazione e rappresenta il Sacro sulla terra, lo specchio rapisce e disperde riconducendo all'ego che al contrario del Sé è perituro e finito. In contrapposizione al simbolo, lo specchio è il diabolo (da cui deriva "diavolo") che isola l'uomo dalle relazioni con l'altro e col mondo, restituendogli l'immagine di sé ripetura all'infinito. È in tale prospettiva che il labirinto di specchi diventa espressione di una gabbia per l'uomo e per l'anima da cui non vi è via d'uscita.
Il labirinto iniziatico è tutt'altro e lo dimostra il fatto che pur indicando un percorso individuale, è corredato di simboli strutturatisi in tradizione. Nel labirinto non si è mai veramente soli. Chi lo ha vissuto si è sentito guidato interiormente da tante anime che parlano la sua lingua e lo sostengono. C'è il patrimonio umano e pulsante della verità che interviene e fa luce.
Il labirinto del bosco è tra i più complessi perché all'interno del santuario verde l'uomo deve ricercare dentro di sé, attraverso le immagini che gli suggeriscono gli alberi, la via d'uscita dalle trame illusorie e l'approdo alla verità. È simile all'oceano il bosco, infinito e periglioso. Al pari del naufrago, il randagio o il disperso deve far riferimento solo a sé stesso attingendo dalle stelle del cielo la sapienza e il sostentamento per l'anima.
A dimostrazione del rapporto dialogico a sostegno dell'immagine del labirinto, c'è il racconto di Teseo e del Minotauro. Nel labirinto Teseo lotta con il mostro che suggerisce l'abisso del suo inconscio e a tirarlo fuori c'è comunque Arianna, la sapienza della tradizione cretese femminile. La cultura della Grande Madre e dell'origine che illumina la strada e fa grande l'eroe e la civiltà di un popolo.