Il verbo ''Volere'' e i riflessi sul simbolismo femminile
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Il verbo ''Volere'' e i riflessi sul simbolismo femminile

Amore e Psiche
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Architettura barocca - Borromini (particolare)
Architettura barocca - Borromini (particolare)

 

Per i nostri remoti predecessori l'origine della vita era dovuta a un atto di volontà. Volontà e necessità hanno fatto la storia dell'evoluzione umana, a volte incontrandosi, a volte sovrapponendosi, ma tenendo sempre in conto il presupposto di acquisizione dall'esterno che avviene durante il processo di evoluzione che sempre obbedisce a un atto di libertà.

La libertà si coniuga alla volontà che offre all'uomo la possibilità di modificare il suo corso partendo da se stesso. Questi processi sopra accennati possono essere compresi se non spiegati attraverso l'origine delle parole in questione.

"Volontà" e "Volere" sono in evidente relazione, così come "Evoluzione"e "Volo". L'evoluzione è possibile solo attraverso un atto di libertà individuale che muove la volontà. Spesso è la necessità che spinge a evolversi e a sbilanciarsi in avanti. Sulla necessità per ora non ci soffermiamo. Consideriamo invece le parole tra loro in consonanza come "Volere" e "Volo".

Non c'è immagine più bella a rappresentare la libertà, del volo. La vera libertà è difficile da realizzare perché comporta rischi e rinunce. La vera libertà conduce all'innalzamento che noi spesso interpretiamo come spostamento in avanti sulla retta dell'evoluzione. In realtà, e testimone è la nostra spina dorsale, la vera evoluzione spinge l'uomo a innalzarsi verso il sole. La luce ci richiama con la percezione che il bambino avverte già dopo le prime settimane di vita. Dalla nascita in poi noi sperimentiamo individualmente quello che ha vissuto l'essere umano dagli albori ad oggi. La posizione eretta acquisita dall'Homo Erectus ci parla proprio dello slanciamento verso l'alto a seguito del quale l'uomo avrebbe perso la coda allontanandosi definitivamente dai suoi cugini primati e dal mondo animale. "Evoluzione" significa quindi partire da dove si è per andare oltre e l'oltre è il percorso in salita.

Gli antichi avevano percezione di tutto questo? Certamente. La dimostrazione è proprio nella radice etimologica che lega "Volere" a "Volo", quindi a "Evoluzione". L'uomo libero si evolve, l'uomo dipendente o schiavo rimane lì dov'è.

Che cos'era per gli antichi la libertà assoluta? Era vivere senza condizionamenti e per condizionamenti intendo anche senza direzioni che alludono a percorsi obbligati. Chi vola non conosce strade e segue solo se stesso. Si orienta sulla base della luce a cui si volge. Il verbo "Volgere" è anch'esso appartenente alla stessa radice etimologica di "Volere". Ci si volta da "Voltarsi" quando si è dominati da un impulso che ci condiziona. Il "Volgersi" invece attiene a un richiamo sottile che mette in relazione noi e gli astri del Cosmo. È un legame che potremmo definire empatico che viene sollecitato da alcune situazioni in cui noi nel nostro profondo siamo presenti. Il giorno volge alla sera. "Volgersi" è diverso da "Voltarsi" che contiene un'azione compiuta. È da notare come nel Neoclassicismo e nel Romanticismo in cui lo spirito dell'uomo si riflette nell'infinito e nell'indefiito, il verbo "Volgere" è preferito al "Voltarsi". Così l'immagine del volto che si volge alla luna sicuramente richiama l'appartenenza più al verbo "Volgersi" che "Voltarsi".

Un'altra parola appartenente allo stesso ceppo originario e che difficilmente avremmo pensato di rapportare è "Vulva". La vulva rappresenta la parte sessuale femminile a sua volta legata alla "Valva" ossia al frutto dei molluschi marini. Questa appartenenza spiega due cose. La prima mostra l'associazione ancestrale della donna all'acqua anche in virtù dell'odore degli organi intimi. La bellezza erotica nasce dal mare, come la stessa nascita di Venere attesta.

La seconda molto più interessante lega la partecipazione all'atto sessuale da parte della donna. La vulva è come se fosse una porta sensibile che si apre morbida dietro consenso e si richiede invece, indurendosi in caso di mancata partecipazione. La conchiglia aperta nelle culture passate era simbolo di apertura da parte della donna verso l'uomo scelto come compagno di vita ed era anche di riflesso un simbolo beneaugurante, perché la conchiglia che si schiude si offre alla vita. In quanto simbolo di fertilità e di buon auspicio la ritroviamo sui frontespizi delle case a ornare i basamenti dei balconi anche di età Barocca. La troviamo nelle chiese a testimoniare la disponibilità da parte della Madonna ad accogliere nel grembo il Figlio di Dio.

La vulva completa l'immaginario femminile di età Barocca anche in rapporto ai facili costumi delle donne del tempo. La ritroviamo socchiusa per contegno decoroso. L'apertura totale è della coppia consacrata al vincolo del matrimonio in cui la donna legittimamente si lascia andare ad effusioni e tanto altro. Era opinione diffusa nell'antichità ritenere che se la gravidanza avveniva, era perché la donna l'aveva desiderata, sintomo questo che il matrimonio procedesse a gonfie vele. Il figlio mancato era per responsabilità della donna che non apriva adeguatamente la sua vulva. La scienza poi ha dimostrato che non è così. Diversi sono infatti i casi di ragazze che si sono ritrovate incinte a seguito di atti di violenza. La responsabilità della donna nel caso di mancata prole ha condizionato tantissimo le epoche lontane e quelle a noi più vicine, lasciando ancora in vigore il detto secondo cui un figlio arriva se voluto da entrambe le parti della coppia. Dall'uomo sul quale mai nessuno ha posto dubbi, a meno che non fosse omosessuale, e dalla donna.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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