Ogni fiore che sboccia è un segreto appena pronunciato. La primavera è la stagione dei disvelamenti. La neve si scioglie lasciando scoperti i profili delle rocce e delle valli. Eppure in tutto ciò la Natura conserva il suo primigenio pudore.
L'arte classica celebra in tutto la primavera. Nei zampilli delle fontane, così come nei corpi nudi di vergini e dee a volte solo ricoperti di delicati veli di purezza.
La primavera è la stagione della rivelazione nella Natura, eppure, nella nudità che traspare anche dalle nuvole ritornate garze sottili, c'è la volontà di offrirsi, di donarsi.
Chiunque doni è ricco pur non sapendolo e la primavera è la stagione dei doni buoni.
Chi dona offre col cuore e la primavera insegna che l'abbondanza non risiede nella casa dell'avaro.
L'abbondanza è della terra e delle ceste che ne contengono i frutti. La cornucopia simbolo dell'abbondanza è per forma affine al cuore. Appare per lo più in orizzontale a ricordare le vastità della terra. La cornucopia nella sua etimologia ha la radice nella parola "cuore" in cui avviene l'incontro tra terra e cielo. La primavera ricorda e celebra l'avvenuto incontro che rende la natura gravida di cose buone.
La Natura nel suo nome contiene l'idea di un progetto in realizzazione e svolgimento che garantisce la vita. La Natura è passato e futuro e la primavera lo decanta, porgendo il sussurro dell'intimità invernale alla base della sua fertilità.
Cupido, il dio messaggero dell'amore, si riveste di nuovo e indossa l'azione. L'abbondanza nel sacro talamo degli dei deriva da lui che la riversa sulla terra. Il ventre gravido della donna parla dell'avvenuto congiungimento amoroso, divenendo esso stesso espressione di promessa, abbondanza e vita.