Tutto ciò che slancia verso l'alto e si ripieghi, a contenere, rimanda alla cupola. Non c'è edificio sacro che non si concluda con una cupola o che all'interno non ospiti nicchie. La cupola dal latino "cupa:botte" accoglie e non separa e parallelamente svolge il compito di slanciarci verso l'Alto. È il cuore (lat. cor cordis) che mette in comunicazione l'individuo e la comunità abbracciata dallo stesso credo, con Dio.
Il cuore è l'elemento stabile del corpo umano e nella regione dell'abside negli edifici sacri cristiani la cupola è il corrispettivo del cuore che porta l'essere umano a partecipare della sostanza divina cosmica. La cupola spesso ospita sl suo centro l'occhio solare rappresentazione del simbolo della fede per eccellenza che è il sole. Il raggio perpendicolare che collega il cuore all'occhio solare è lo zenith o raggio di mezzogiorno che dal cuore risale fino alla sommità della testa dove ha sede la corona e da qui prosegue fino all'occhio solare per guidarci nel percorso cosmico di fondamento e fine ultimo delle Grandi Iniziazioni.
Tra il cielo e la terra è posizionato l'uomo condotto dal centro pulsante che è il cuore. In opposizione al mezzogiorno c'è la mezzanotte che nella tradizione massonica sigla la conclusione dei lavori di Loggia. Dalla mezzanotte all'alba si svolge l'attività non rituale, ossia non comunitaria, che è quella onirica attraverso cui l'Iniziato si trasferisce nei luoghi d'ombra rispetto a quelli solari della ragione, compiendo vere e proprie trasposizioni astrali o viaggi astrali.
Tra la mezzanotte e l'alba c'è l'ora sul finire della notte che fa da contrappunto all'ora nona equivalente alle tre del pomeriggio. L'ora delle tre, che sia notturna o diurna, è l'ora della transizione e del dialogo col mondo superiore. Il tre è il numero dell'Iniziato che esplora i mondi sensibili equivalenti alle regioni profonde del suo Sé. Il tre è il numero del Cristo che abbandona le cose del mondo per ritornare alla casa del Padre.
Non esiste iniziato o essere compiuto che non sia in relazione animica col cielo. L'attività spirituale umana si è sviluppata attraverso la percezione della luce, della sorgente solare che ha portato l'uomo a rivolgersi al cielo da cui imparare per ritrovarsi.
Biologicamente apparteniamo alla terra ma la nostra anima discende dagli abissi superiori dove ha sede l'eternità. Se l'immortalità è legata alla dimensione empirica del mondo, l'eternità è del cielo dove ci aspettano chi ci ha preceduti e le nostre proiezioni su piani astrali.
Il cielo nel tempo è cambiato. Quello attuale non è più il cielo che guardavano i nostri predecessori, e non solo in relazione all'inquinamento di luce artificiale che rende difficile l'osservazione degli astri ad occhio nudo. L'uomo ha bisogno di respirare il cielo e di riconnettersi con le sue profondità attraverso di esso, come ci ricorda la rappresentazione architettonica della cupola. Ammesso che le scie chimiche esistano davvero, una delle finalità sarebbe proprio quella di separare l'uomo dal respiro del cielo che pervade la nostra interiorità e accende sensibilità ed emozionalità. Il Transumanesimo passa attraverso l'antiumanesimo che si erge su pilastri antitetici rispetto a quelli della tradizione umanistica. La cultura odierna muove verso l'ibrido freddo, la robotizzazione dell'essere umano. Il reticolato di nubi che compare spesso ad appannare il cielo allenta la memoria ancestrale e dirada la rappresentazione immaginifica della cupola celeste che contiene sotto il suo mantello etereo ogni forma di vita, risuonando e risvegliando i nostri strati più sensibili. Le campane e i campanelli a forma di cupola o tubolari ci accompagnano in questa operazione di riattivazione di ogni nostra singola parte ricordandoci che siamo qui ora, su questa terra ma che apparteniamo a un progetto molto più vasto che risiede nell'Universo di cui ognuno di noi non è che una cellula pulsante. Una stella dell'infinito drappo che avvolge la terra.