Verrei sulla terra per cibarmi di te e della tua delicatezza. Non sappiamo se non quando ci misuriamo nella realtà con quanto supposto. È dei santi la dissoluzione, lo smarrimento e poi il taglio netto della conversione che porta ad elevarsi. È dei santi la totalità che conduce alla comprensione e al perdono.
I prelati di oggi non sono santi perché non hanno alle spalle un cammino compiuto. Lo studio della dottrina cristica e apologetica non educa all'incontro con l'uomo e la severità degli studi non punta ad alcun incontro con Dio. È piuttosto uno sbarramento alla completezza del cuore. Alla esaustività del compiuto.
Nell'epoca della propaganda esibizionistica mediatica, le parole corrono via senza alcuna fondatezza. Sono dell'uomo edotto nella retorica che punta sulla dialettica spoglia di ogni sostanza. Nell'esibizionismo odierno il molteplice, la confusione hanno scavalcato l'essenziale che è rappresentato dall'incontro a due. La prole delle parole costruisce un'eredità compulsiva e dispersiva che decentra l'uomo da se stesso. La parola non è forse un segmento di suoni all'interno di un fiotto infinito? Ha una sua limitatezza ma è parte di una semantica. Così la prole. Ogni figlio è un sé che riflette in parte la culla genitrice, come la pianta il suo seme. Come la parola è conservazione ma anche smembramento.
Con le parole si ambisce alla dissoluzione per raggiungere quante più persone è possibile e si accetta la logica della morte contrastata dalla verità che si ritrova in pochi e che ci fa ritornare integri.