Siamo sfuggenza reciproca che ritrova le ali dell'anima nel rapporto amoroso. Nei cunicoli stretti s'intrattiene la vita e da lì sguscia la nuova semenza che s'inalbera verso il cielo nutrita del fremito della liberta'. Eppure, nella gola profonda che la donna possiede nel basso ventre, la sacralità prende forma, divampando col suo incontenibile anelito di elevazione, protetta dalle pareti del nudo corridoio.

Ci sdoppiamo nella lacerazione.
Non può esserci vita se non nel contatto più profondo con la carne e da qui nasciamo e risorgiamo nell'ebbrezza dell'unione che è sentimento e passione.
Nel tempio di Eros
Non saprai mai
quanto mi manchi il tuo odore,
svenuto il sudario dei giorni
che ti lasciavi dietro,
accingendoti alla porta.
E quel tuo ristare
sulla soglia della mia casa.
Quel tuo brivido di infantile e pudica attesa
che ti tuffava dentro
con sguardo incerto.
Dal buio salivano gemiti
e un fruscio di rose fiorite.
Oltre l'orlo dell'abisso
c'è il mio interno ovattato.
L'ingresso e oltre
il buio intimo
della caverna in cui tu disparivi
divorato dai tizzoni
di un camino ardente
che sospingeva il tuo viso
in alto,
oltre spigoli e sinuose forme,
più in alto del cielo,
nell'etere della morte superflua,
a lambire le soglie
del Paradiso.
Ippolita Sicoli