Il termine e l'inizio ricordano gli angeli, come l'epilogo di un tempo e i primi passi dell'altro che ci portano a scendere in noi stessi per ritrovare la nostra verginità, ossia l'intimità più profonda.

Per questo li festeggiamo al sorgere dell'autunno, a fine settembre le più alte gerarchie e a inizio ottobre i generici. Il basso corrisponde all'alto e occorre essere leggeri come spifferi d'aria per entrare nel nucleo incalpestabile delle cose e lasciarlo sbocciare dal suo interno. Gli angeli pertanto, non hanno identità come le onde e, come le onde col mare, costituiscono il tutto. Il richiamo calmo e solenne all'Assoluto. Sono nuvole che rendono visibile l'impenetrabilità del cielo e non hanno sesso, perché anche il sesso e' definizione e limite. Un colore.
L'Uno e il Tutto si sovrappongono negli angeli che hanno i capelli come onde o sbuffi di cera, o ancora, come eleganti fiamme. E la voce è il tuono disperso in ogni elemento, che si fa musica rotante dei versi del cielo attraverso la rappresentazione delle sfere.
Anche gli angeli come le genti hanno ciascuno il proprio popolo di appartenenza, ma tutti si librano e vibrano in coro tra loro.
È il loro destino quello di scendere per risalire come tutto ciò che riverbera dentro di noi e merita di essere portato alla luce.
Gli angeli ci ricordano che non siamo soli e che la loro visita è una benedizione.
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