La società di oggi è protagonistica e accentratrice.

La fama è rincorsa attraverso la visibilità di chi non punta sui contenuti ma sul tutto e subito, investendo sul fruibile. È un percorso iniziato tempo fa, col Berlusconismo e oggi riscontriamo la decadenza anche nella direzione conferita alla formazione scolastica.
Tutto ciò che è Storia è stato scavalcato da materie che impegnano il versante destro del cervello atto allo schematismo e al calcolo. Pertanto, ciò che non rientra nei recinti dogmatici del sì e del no, è ritenuto inutile e cestinabile. Il concetto di Bellezza non è esente da questa visione applicativa del cervello e ha dato vita agli stereotipi della donna attuale che risulta spogliata delle sfaccettature dettate dalla personalità che si particolarizza in fascino. Il fascino è un attributo antico e relativo all'epoca della magia e riguarda una fetta di donne rimaste senza nome, spesso connesse al percorso formativo della loro comunità.
Al di là della storia celebrata dai grandi nomi e dai grandi avvenimenti di battaglie e di vittorie, vi è una Storia taciuta che detta il cammino di un Popolo. È la Storia protetta entro gli spazi dei musei della Civiltà Contadina e che ancora respira nelle stradine tortuose di quei borghi ormai spopolati e al tempo stesso salvaguardati dalla loro solitudine non sempre ostile. Ogni vecchietta rimasta senza nome ha contribuito ad alimentare lo spirito di un'epoca in cui la donna non era affetta da manie di protagonismo, eppure reggeva il cammino della sua gente. Donne grasse e consunte, dalle vesti lunghe e dai fazzoletti che coprono il capo, madonne che ospitano la tenacia nodosa degli alberi vegliardi, con la gentilezza per nulla astratta delle madonne e con braccia larghe e scarne che avvolgono come rami ignudi. Donne che reggono la primavera dei giorni tra i fusi delle loro reti, per non farla estinguere. A queste donne e a quegli uomini che hanno trasmesso il senso della fatica e il valore del pane quotidiano in tavola, va il ricordo concreto di una comunità che sa omaggiare il passato perché fonte di vita e di continuazione.