Delle icone russe e bizantine sorprende la simmetria dei personaggi raffigurati.
Il mondo della Cristianità orientale, florido per gli scambi, aveva ereditato molto della tradizione mediorientale e mesopotamica che rintracciamo in quella egizia. La simmetria rimanda alla scansione definita dei mondi. Separati ma speculari tra loro appaiono, come riferisce la filosofia ermetica più antica, sapienziale, che ritroviamo espressa dall'albero delle Sephirie, così come compare alla base della Grande Opera alchemica. La specularità orizzontale rende separato all'occhio profano ciò che realmente è in comunicazione simbiotica ed estensiva. Le figure ritte che rimandano alle scene rituali del mondo faraonico, costituiscono i pali entro cui si svolge la scena rappresentata, quasi fossero i custodi di un sapere alto che è dato a pochi conoscere. Ciò che contiene, in realtà espande, nel senso che sul piano della connotazione fa pervenire a concetti elevati, espressi da un tratto semplice a cui fa da contraltare il vuoto laterale.
L'osservatore, il fedele devoto è polarizzato verso l'interno, mentre le vie di fuga non sono cancelli sul nulla, ma aperture sul vuoto su cui va ad agire il Dio Eterno della Genesi. Il contorno indica il pensiero del Dio agente che non può essere indagato o rivelato. È lo spazio divino, precluso perché non costituisce il fatto storico. La Verità è concentrazione di racconto ben mappato e concreto per il mondo ortodosso per cui Dio è mistero non rivelabile. Gli occhi trasmettono contenuti per gli antichi. Custodiscono il Verbo della rivelazione. Maria, la Madre di Dio, attraverso lo strabismo di Venere guarda e contempla il mondo. Nulla le sfugge, ma a noi sfugge lei in quanto non ammessi all'incrocio col suo sguardo. Lei è la donna prescelta prima dei Tempi a divenire Madre del Creatore e a Lei facciamo riferimento noi mortali elevandoci col canto delle preghiere che come fumo delle candele sugli altari svapora incontro all'Assoluto il quale assiste e accoglie nel suo silenzio.
Le figure ortodosse richiamano i ceri sottili che ci rappresentano nel sacro rito. Siamo il fumo che sale e profuma d'incenso per sposare la volta che è Dio. Siamo candele e ceri che si consumano nella storia per riappartenere alla fine dei Tempi a Dio che è Colui che ha mosso il tempo e fatto tutte le cose.