Ciò che è solo non sempre è il ritratto della solitudine.

Come la luna, si è soli ma legati a qualcos'altro che sospinge o sostiene, oppure cinge. Chi è solo è immenso, sconfinato. Nella mente empirica è associato al divino, al principio, il solo che splende. Sole e Solo hanno la stessa radice etimologica e la solitudine è propria degli astri dominanti nello spazio eterno del firmamento.
Più si è soli, più si splende. Esistono vari tipi di splendore e tutti riconducibili allo splendore esteriore associato al potere, il Sole, e a quello interiore dello Spirito, la Luna, la quale dà la misura a tutte le cose. Il dominio patriarcale su quello matriarcale ha fatto coincidere il potere che è trasmesso attraverso il fulgore della solidità fisica con quello interiore proprio della Luna a cui fa riferimento la fortificazione spirituale. La potenza è forza e regalità e nasce dal confronto con ciò che c'è in natura. Il potere è centrato su se stesso e non ammette dialogo e confronto. Non è mai servizio. La potenza si manifesta nell'azione che pur rivelandosi distruttiva, dà alla vita occasione di riscatto, come ci insegna la Natura. La potenza è legata alle variabili spaziotemporali delle quali l'azione è il risultato. Il potere è qualcosa di astratto che nel momento in cui si manifesta, rompe ogni equilibrio a cui non sempre segue un incominciamento, in quanto è esercitato dall'esterno e non trova riferimento alcuno nella trama di legami che connotano l'Universo.
Nel Paganesimo si parla di potenza e non di potere. La tavola rotonda di Re Artù narra degli equilibri propri della spiritualità druidica sui quali andranno ad agire il Cristianesimo e la cultura di dominazione incontrollata che porterà all'estinzione il patrimonio culturale celtico pagano.