La realtà considera nascita ciò che diviene visibile e sorge dal nulla. La Verità è altro. Nella nostra società si nasce quando si esce dall'ombra, e una buona fetta di responsabilità in merito proviene dal culto dell'Immagine.
L'Immagine opera con la luce e agisce sul nulla. Più siamo inconsistenti e più cerchiamo la nascita di ciò che si mostra e che diviene. Il processo di trasformazione quindi, non interviene sui contenuti ma su valori inconsistenti. Nella frenesia cinetica a cui siamo proni e prima ancora indotti, non abbiamo tempo di riflettere e tutto acquista i toni di una scivolosa naturalezza che non porta ad alcuna costruzione. Si costruisce nell'ottica di un futuro e per far sì che questo accada, bisogna concentrarsi e riabilitare l'importanza della sosta. Con la fotografia questa si rendeva possibile, perché la fotografia non era solo immagine. Era Presente che diveniva ricordo. Era situazione che poneva al centro l'essere. Con i selfie vi è solo immagine che occupa tutto e non concentra pensieri e verità, se non un'aspettativa non coltivata che subito salta nell'ombra.
L'amore è immagine, colore dato ai contenuti di un'emozione. L'Amore pertanto è il Significato posto sopra e in ciascuna cosa. Si può parlare oggi di Significato, dal momento che non esiste un vero e proprio mezzo di trasmissione concentrato su un livello di purezza? Esiste luce momentanea che abbaglia e si dilegua. Il significante elaborato sul piano emozionale non sostiene e non induce ad alcuna verità. Di conseguenza, l'Immagine scade nell'apprezzamento momentaneo per poi diventare niente. Così, pure l'amore.