La falsità di paesaggi e volti che s'imprimono forzatamente ci sta abituando ad amare i trucchi più dell'ingegno creativo che governa dal suo interno la Natura. Ciò procurerà a lungo andare un rifiuto genetico del vecchio mondo che ne uscirà trasfigurato e a cui sara’ possibile accedere con una rilettura in termini mitologici.

È la nostra epoca. L'inquinamento, la capacità manipolatrice dell'uomo sta compromettendo la natura, sostituendo l'immagine verginale primitiva con formulazioni insincere che ci allontanano da tutto ciò che è vero e abita il tempo più remoto.
Il tempo del non tempo che ha il sapore dell'eternita' ci scivola di dosso col nome di presente. Oggigiorno il presente tende ad andare alla deriva della verita’ a causa del virtuale che accende di nuovi entusiasmi la fantasia e bombarda la creativita'.
In tutto questo noi non esistiamo, in quanto non siamo. Ci preoccupsiamo di brillare in una gabbia d'oro che ci tiene prigionieri. Abbiamo dimenticato il senso del fiume. Il significato di un'immagine che ci racconta raccontandosi, perché capace di proiettarci nella naturalita' delle cose. Il fiume e' l'adempimento della verita' che culmina nel mare, punto di arrivo del lungo o breve viaggio. Il fiume è l'accadimento, il mare il compimento, suggeriti entrambi dalla Natura che ritroviamo in noi e ci proietta all'esterno.
Lacreatività ha la sua culla nella Natura. Le persone sono luoghi e i luoghi sono geografie di volti che ci portano nel presente della nostra casa. Immagine e contenuto sono imprescindibili nella geografia delle culture umane, poliedriche verita' che noi nella nostra anima interpretiamo e risvegliamo.
I luoghi ci visitano, nel momento in cui ci rapportiamo ad essi. I luoghi hanno un’anima e pertanto sono persone. I luoghi diventano la famiglia del solitario che ritrova in essi il compagno fedele, Dio. Gli eremiti ascendono al Principio elevandosi sulle forme che fanno di un luogo libertà e totalità. Lo svincolamento dalla forma resuscita la sconfinatezza dell'Infinito, metafora eletta dell'Assoluto.
Attraverso la libertà e il vuoto noi accediamo a Dio, per l'assenza dei confini che delimitano una forma. La forma ha al suo centro lo sconfinata dimensione della sostanza che colma il vuoto. Il vuoto pertanto non è metafora elementare di carenza ma assemblamento del contenuto ottenebrato dalla forma. Il vuoto quindi suggerisce il pieno, la presenza verginale di Dio sulla quale si va a distendere l'ego da cui ci si può liberare compiendo un percorso iniziatico.
Le religioni non esaltano il Principio Primo ma lo comprimono, perché frutto del pensiero dell'ego. A questo si contrappone il Sé che è lo spirito rappresentato dal pensiero creativo. La mente porta ad ordinare ed equilibrare le due frontiere, se educata ad andare oltre l'intelletto razionale.