Dov'è l'uomo quando non dimora in se stesso? È un nomade che inventa paesaggi di transito in cui c'è ma non è

Nelle Civiltà antiche post adamitiche dominate dall’ingombrante presenza del deserto, l’erranza era una condizione fondamentale per la sussistenza di intere comunita’ il cui unico obiettivo era quello di seguire il Sole come promessa di vita. I luoghi oltre il tramonto erano la fine e l'origine di una promessa eterna alla quale Dio non poteva sottrarsi. L'Unione uomo Dio stipulata in alleanza nei testi biblici, è il passaggio successivo di allontanamento dell'uomo dal suo centro riconosciuto e la necessità consequenziale di ritornare a Oriente, punto di partenza per la costruzione di ogni tempio. L'Oriente è l'evoluzione sensoriale della notte che lo ingloba, e nella notte trapiantata dall'immagine del sole nascente è la dimora ancestrale dell'uomo.
L'uomo che dimora in Dio non è empio e conserva se stesso sotto le mappe cosmiche tracciate da astri e corpi celesti. La scrittura di Dio si attua nell'infinito papiro dell’Universo che racchiude il fluido trascorrere del tempo. Il giorno è fissità e distrazione, ma è nella notte che l'uomo ritrova il suo palpito iniziale trasfuso nel sogno di Dio.