Non è il tempo a guastare i ricordi, ma la maturità sopraggiunta e la maturità porta alla consapevolezza

Se ci soffermiamo col senno di poi a guardare indietro, scopriamo delle novità che non sono esterne, ma abitano al nostro interno. Se paragoni amo il corpo a una casa, allora l'anima ne è il contenuto. Se apriamo le finestre, le schiudiamo poco per volta, la luce dall'esterno entra e instaura un rapporto empatico con ciò che vi è dentro. L'arredo, i tendaggi e lo spazio intero acquistano cosi’ un sapore nuovo, prima sconosciuto.
La maturità e’ questo. Non chiudersi. Muoversi nel proprio spazio sapendo che non si puo’ rimanere isolati e provare a instaurare un dialogo con cio’ che c’e’ fuori, a misurarsi con l’esterno. Allora la percezione di noi stessi nel tempo cambiera’ perché la luce ha bisogno di ossigeno per accendersi e illuminare.
La consapevolezza del poi parte dal confronto con se stessi e col proprio cuore che rappresenta la dimensione del Presente inteso come risultato e proiezione al di fuori del tempo, della somma di tutti i nostri stati dell’essere. Cio’ vale anche nell’analisi di un periodo storico. Se a confrontarsi col Medioevo e’ un uomo del Settecento illuminista, l’idea che lui si fara’ di quel tempo sara’ negativa. E infatti per gli Illuministi il Medioevo era un periodo di stasi negativa, un’epoca buia perche’ lontana dalla ragione che dovrebbe filtrare tutti gli accadimenti. Lo stesso dicasi per un Positivista che si affacci sul Medioevo. La sua considerazione non sarebbe che negativa. il Decadentismo invece ha rivisitato il Medioevo riprendendo in esame quanto già perlustrato dal Romanticismo, ma in una chiave più psicologica. Le tonalita’ plumbee e uggiose del sentimento decadentista hanno tessuto un legame di empatia con l’epoca pregressa in cui la solitudine eremitica era vista come un percorso di crescita. Ma se finanche la storia come la psiche considera le tappe del cammino umano in base all'interazione con l'esterno delle civiltà oltre frontiera, vediamo che i processi spontanei e non indotti hanno caricato l'uomo di nodi relazionali che nel tempo è riuscito a identificare e a inserire nel giusto cassetto.
L’apertura, la fioritura che consegue a un determinato periodo apporta oltre agli entusiasmi effimeri ventate nuove che accendono gli animi. E’ quanto apprezziamo col passaggio dal Medioevo all'Umanesimo. Lo studio delle Lettere e della Filosofia, l'analisi dei grandi storici greci come Tucidide ripristinano la necessità di riporre l'uomo al di là del Fato oscuro che veicola le azioni umane e di collocarlo al centro delle proprie responsabilita’. La chiusura dei castelli corazzati a mo’ di fortezza cede il passo ai palazzi che abbelliscono le città ritornate a popolarsi. La luce filtra ed e’ metafora di saggezza acquisita con lo studio attento e consapevole dei grandi del passato e ogni cosa e’ rintracciata e ricollocata dall’uomo nella giusta prospettiva. L’uomo e’ tutto, padrone e coscienza, schiavo dei propri doveri di costume, nonche’ del proprio potere sommerso tra le tante cianfrusaglie in cantina. Ma e’ proprio dalle cantine che risale l’ombra della sua doppia identita’, per portare scompiglio e riconsiderare l’ombra come partner difficile da ammansire. Nel Seicento i lati oscuri e inscindibili dell’uomo oggi rapportati all’inconscio porteranno a cruenti scontri con la spiritualità, spalancando le porte all’Inquisizione, all’ignoranza e alla morte.